Alla radice di un metodo


Molti degli equivoci e delle cattive interpretazioni in relazione al metodo Bates originano spesso da presupposti errati. Una rapida analisi terminologica e un approfondimento concettuale possono risultare proficui e indirizzare utilmente il nostro itinerario di miglioramento della vista.
E' frequente, anzi quasi inevitabile, che la lettura dell'opera del dr. Bates sollevi perplessità o scetticismo in riferimento alle idee in essa esposte. Più di frequente però la valutazione della maggiore o minore coerenza del suo lavoro con le teorie mediche ufficiali oppure la presunta difformità rispetto a un malinteso rigore scientifico inducono ad un giudizio molto riduttivo e fuorviante.
A fronte di ciò nemmeno l'intenzione, dichiarata dallo stesso Bates, di formulare qualsiasi ipotesi o teorizzazione con prudenza ed esitazione estreme si è dimostrata un valido deterrente per opposizioni aprioristiche al suo metodo.

Scendendo nel merito degli studi sviluppati da questo medico e ricercatore, la sua tenacia nella osservazione e nella sperimentazione gli ha consentito di individuare alcune attività che, svolte attenendosi a determinati principi generali, avrebbero consentito, in tempi giudicati variabili, la riabilitazione funzionale del sistema visivo. L'attuazione di tale insieme organico di tecniche a carattere pratico è raramente considerata e valutata alla stregua di quello che, se ci atteniamo alla stessa definizione formulata da Bates, in realtà essa è: un metodo appunto.
In riferimento ad un procedimento metodologico di tipo empirico, il quesito, fondamentale ed esaustivo, da porsi e da soddisfare dovrebbe essere semplicemente "questo meccanismo funziona davvero?". Nella maggior parte dei casi invece, per i detrattori del metodo, siffatto problema sembra ridursi a dettaglio ininfluente e sorvolabile.

Mettere in evidenza che le sue scoperte sono confluite in un "metodo" e precisare la natura di quest'ultimo ci può servire a sottolineare come l'esecuzione di esso conduca ad un recupero delle facoltà visive, in base ad un processo di apprendimento che non può essere considerato meramente meccanico, ma neanche significativo.
Nella riabilitazione visiva non vi è meccanicità o automatismo. Praticare questa serie di tecniche ci dimostra, con ogni evidenza, quale sia la corretta modalità di funzionamento della vista. Ricorrendo al dondolìo, si comprenderà concretamente quanto la fissità dello sguardo sia deleteria, il palming paleserà la potenza del rilassamento, la lettura di stampa fine, indurrà alla fissazione centrale, vale a dire la percezione, al meglio, del solo punto guardato direttamente e così via.
Ma la riacquisizione del modo naturale di vedere, in applicazione di un metodo, non è altresì significativa. Basti pensare che lo stesso dr. Bates rimarcava che, per praticare o istruire in conformità al suo metodo, non fosse necessaria una particolare conoscenza della fisiologia dell'occhio e parimenti avvertiva che la visione, intesa quale fenomeno complesso, non è coartabile nelle leggi della fisiologia, dell'ottica e della matematica. Per tali motivi, la comprensione del funzionamento delle varie manifestazioni dell'immaginazione (uno degli elementi fondamentali delle sue intuizioni) avrebbe dato luogo a tentativi, a suo parere, inutili e sprecati.
Attraverso tecniche mirate e funzionali, l'esecuzione del metodo consente semplicemente di educare, o rieducare, il sistema visivo. Nel momento in cui esso avrà assimilato e padroneggiato tali insegnamenti, ogni pratica diverrà superflua. Le performance visive infatti si produrranno istintivamente, nelle modalità più congeniali e naturali, lasciando l'individuo libero di godere dello scopo finale: la perfetta visione.

Un metodo (lat. methodus, gr. methòdos) è propriamente una maniera per ricercare, derivando da metà (fra, dopo) e hodòs (strada). Si tratta di un cammino che porta oltre, più precisamente, di un tragitto da percorrere e ripercorrere per acquisire un risultato dato o una competenza in un ambito stabilito.
Questa capacità di agire secondo procedure predefinite, implica la reiterazione delle varie regole, senza lasciar spazio a improvvisazione né a deroghe, ma non, per questo, nel presupposto di un atteggiamento pedissequo o intransigente.
Significativo, a questo proposito, è l'episodio, riferito dallo stesso dr. Bates, di una paziente capace di raggiungere un miglioramento della propria vista, mediante un inclinazione di 45 gradi del proprio corpo. In questa posizione bizzarra ella riusciva più facilmente a pervenire ad un certo stadio di rilassamento e a conservarlo una volta ritornata nella posizione eretta.
Nell'organicità e nell'insieme di un metodo, sono dunque ravvisabili anche gli indispensabili meccanismi autocorrettivi ad esso strettamente correlati. L'essenzialità di questi ultimi suggerisce di evitare l'assimilazione delle procedure descritte dal dr. Bates a meri esercizi o a semplici giochi. La canonicità dei primi e la fantasiosità della componente ricreativa degli altri potrebbero deviare dal percorso che abbiamo descritto, inibendo lo stesso processo, tutt'altro che secondario, di autovalutazione (mediante tecniche di feedback) e di perfezionamento. Comunque si può e si deve evidenziare che l'aspetto ludico è, viceversa, componente essenziale della rieducazione dei bambini.

Un altro punto di criticità è quello costituito dall'inconsapevolezza, in soggetti con vista normale, di un tipo di regolarità funzionale analoga a quella individuata dal dr. Bates. Costoro, nella maggioranza dei casi, obietteranno di non avvertire affatto lo spostamento, corrispondente ed inverso, degli oggetti e delle persone guardate rispetto al movimento dei propri occhi. Del pari difficilmente essi hanno autonomamente acquisito coscienza del principio della fissazione centrale, in base al quale, nell'ambito del campo visivo, il solo punto direttamente osservato è percepito in maniera perfetta.
L'apparenza di staticità e di uniformità che caratterizza la vista normale rimarca ulteriormente la gradualità e la complessità che sottendono a un qualunque percorso di tipo metodico. Il raffinamento delle tecniche esperite tenderà e culminerà in un processo fluido e spontaneo, tanto più nel caso del metodo Bates, il cui obiettivo è recuperare un'attività naturale ed innata quale è quella visiva. Mutuando il pensiero di un pianista ottocentesco, Ignaz Moscheles, e trasponendolo dal contesto dell'espressione musicale alla vera e propria "arte" della visione, si può sottolineare che "quanto prima il meccanismo può passare in seconda linea, tanto più presto il sentimento individuale e artistico può nascere e prendere il suo slancio".
E in quel momento pazienza, costanza e metodo cederanno il passo ad un pieno e completo esercizio di libertà: la libertà della visione.

Postato Martedi 01 Marzo 2005 da Laura


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