Better Eyesight - Ottobre 1929 - N. 4





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Traduzione realizzata in esclusiva per www.metodobates.altervista.org

L'OSCILLAZIONE MENTALE

L'oscillazione mentale allevia lo sforzo e la tensione proprio come avviene con il dondolio lungo o con quello corto, che sono già stati descritti in varie occasioni. Essa si esegue con gli occhi chiusi, spostando la testa da un lato all'altro, mentre si immagina di guardare prima al di sopra della spalla destra e poi oltre quella sinistra. Attraverso le palpebre chiuse, è possibile osservare i bulbi oculari muoversi da parte a parte nella stessa direzione in cui si muove la testa. Se il dondolio mentale è eseguito appropriatamente, risulta altrettanto efficace del dondolio ad occhi aperti, sia esso breve o lungo.

Il dondolio mentale può essere accorciato ricordando, ad occhi chiusi, il movimento di una piccola lettera, delle dimensioni di un quarto di pollice (mm 6) o anche meno.

Il dondolio mentale ha recato sollievo in molti di casi di vista imperfetta dovuta alla miopia, all'astigmatismo e alle infiammazioni sia delle parti esterne, sia di quelle interne dell’occhio. E' più semplice del dondolio eseguito ad occhi aperti e permette un livello di rilassamento o riposo più elevato di qualsiasi diverso tipo di dondolio. Si può eseguire in modo scorretto, proprio come si può praticare male ogni altra variante di dondolio, in tal caso non si otterranno benefici.

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L'ATTIVITÀ MENTALE

del dott. W. H. Bates

E' vero che le attività svolte dalla mente nelle condizioni propizie permettono di conseguire molti risultati. Ad esempio, prendiamo in considerazione il caso seguente. Quindici anni fa, ebbi in cura un uomo di trent'anni, impiegato come aiutante in una biblioteca di una città lontana. All'incirca alle sette di sera, si presentò per farsi visitare e si trattenne per più di due ore. Il paziente era nato con cataratta bilaterale. Aveva anche un'ambliopia congenita. Alcuni mesi prima che lo visitassi, la cataratta era stata rimossa da entrambi gli occhi. La vista dell'occhio destro era molto debole e non si riusciva a correggere con gli occhiali. La vista dell'occhio sinistro era peggiore di quella del destro e, nemmeno in questo caso, migliorava con gli occhiali.

Il trattamento che gli venne prescritto fu di riposare tutti e due gli occhi, chiudendoli. Si richiamò anche la sua attenzione su una lettera conosciuta della tabella di Snellen, una lettera che egli immaginava meglio ad occhi chiusi che ad occhi aperti. Quando una lettera conosciuta era guardata utilizzando la fissazione centrale, la vista migliorava. In questo modo, non fu necessaria più di mezz'ora per migliorare l'occhio destro, dapprima solo per brevi istanti e poi, in seguito, in maniera più continuativa.

In un primo momento, ogni volta che la lettera conosciuta gli appariva, fugacemente, in modo molto migliorato, riusciva a vedere, in rapidissime occhiate, le lettere della tabella di Snellen. Non ci volle molto prima che, con mia grande sorpresa, riuscisse a leggere, alla distanza di 10 piedi (mt 3), tutte le lettere della riga inferiore. La vista dell'occhio sinistro migliorò molto più lentamente, ma, a seguito di un allenamento costante, divenne normale.

L'occhio, la cui vista riesce a migliorare in fretta con l'aiuto della memoria e dell'immaginazione, raggiunge un miglioramento visivo per tutte le lettere. In questo e in altri casi, si ebbe dimostrazione che il ricordo e l'immaginazione di una lettera nota costituiscono una cura per la miopia, l'ipermetropia, l'astigmatismo, la cataratta, il glaucoma, l'atrofia del nervo ottico e altre malattie dell'occhio.

Con l'aiuto del retinoscopio, si è potuto dimostrare che, in questi casi di rifrazione, la memoria e l'immaginazione riescono a migliorare la vista fino a risolvere il problema funzionale. E' interessante osservare che questi pazienti diventano capaci di vedere, senza occhiali, altrettanto bene di quanto vedevano precedentemente indossandoli.

La cataratta congenita, quella traumatica e quella semplice sono state tutte curate velocemente con l'aiuto dell'immaginazione, dal momento in cui, ad occhi aperti, essa è diventata altrettanto buona di quando gli occhi sono mantenuti chiusi. Quando una lettera, una sua parte, un punto, due punti o il punto e virgola vengono immaginati ad occhi aperti così bene come ad occhi chiusi, questo risultato è quasi immediatamente seguito da una cura temporanea della vista imperfetta. Per comprendere come ciò possa accadere, si dovrebbe dimostrare come la vista imperfetta sia prodotta da uno sforzo. E' verificato che il ricordo della vista imperfetta ha prodotto miopia, ipermetropia e, in casi di glaucoma, ipertensione dell'occhio. Gli scolari sviluppano la miopia per effetto dello sforzo di vedere meglio. Alcune forme di concentrazione producono un'infiammazione della retina simile alla vista imperfetta che si riscontra nell'ambliopia ex anopsia. Questo assunto deve essere vero, in quanto da esso scaturisce il trattamento appropriato per l'ambliopia, costituito cioè, letteralmente, dal riposo dell'occhio.

L'ambliopia è associata molto spesso ad un indebolimento della vista che dà luogo ad un campo imperfetto riscontrabile talvolta con discontinuità. Per molti anni, gli specialisti hanno considerato incurabile l'ambliopia, ma, più di recente, sono stati studiati questi casi di regressione, cosicché ora la maggior parte dei luminari ritiene che l'ambliopia, in genere, sia curabile. E' un dato di fatto che alcuni individui, affetti da ambliopia ex anopsia, guariscono senza alcuna cura. Se alcuni pazienti si ristabiliscono spontaneamente, sembra lecito supporre che il trattamento consigliato per raggiungere questo risultato dovrebbe essere efficace per pervenire alla guarigione. Si sono osservati occhi normali acquisire ambliopia, che si aggravava per effetto di un tentativo o di uno sforzo di vedere. Grazie all'applicazione dei metodi di rilassamento, in genere l'ambliopia si riduce oppure scompare.

Ci sono malattie della coroide che, per molti anni, sono state ritenute incurabili. Il fatto che uno sforzo o un tentativo di vedere possa determinare una coroidite implica che, per ottenerne la guarigione, si dovrebbero praticare i metodi di rilassamento. Troppo spesso, sol perché non sono stati approfonditi a sufficienza, casi di questo tipo vengono ignorati. L'appropriata attività mentale è giovevole e cura le malattie funzionali ed organiche dell'occhio. Alcuni pazienti affetti da coroidite ottengono miglioramenti rapidi, mentre altri impiegano tempi maggiori.

Un uomo di venticinque anni si lamentava di molti sintomi antipatici. A distanza di quindici piedi (mt 4,5), con entrambi gli occhi aperti, la sua vista era ridotta ad un terzo della norma. Avvertiva un dolore molto acuto. Il trattamento alleviò il dolore e gli consentì di leggere al punto prossimo. Alla distanza di dieci piedi (mt 3), lesse, con l'occhio destro, l'ultima riga della tabella di prova, un visus pari a 10/10. Alla medesima distanza, con l'occhio sinistro, lesse la riga 50. In condizioni di scarsa luminosità, la vista a distanza e al punto prossimo era, per entrambi gli occhi, molto inferiore alla norma. Quando, con il palmo della mano, copriva le palpebre chiuse dell'occhio destro, vedeva un campo tutto verde, che restava evidente quasi per un minuto. Quando faceva altrettanto con l'occhio sinistro, immaginava l'intero campo visivo rosso, cangiante dal giallo all'arancio. Ogni volta che, con le palpebre chiuse, visualizzava questi colori, si lamentava per il mal di testa, la nausea e un dolore intenso in entrambi gli occhi.

Alcuni mesi prima, ciascun occhio, in momenti diversi, aveva preso a volgersi all'interno. La fissità, lo sforzo o il tentativo di vedere meglio accentuavano lo strabismo dell'occhio sinistro. Quando l'occhio sinistro era coperto, lo sforzo di vedere produceva uno strabismo nell'occhio destro, che si rivolgeva all'interno. Un illustre oftalmologo sottopose l'occhio sinistro ad un intervento, che risultò fallimentare. Infatti, poco tempo dopo l'operazione, l'occhio sinistro si rivolse all'esterno quasi perennemente.

Il paziente era nervoso. La sua mente escogitava cose molto insolite che, quando si trovava alla distanza di sei piedi (mt 1,8) dalla tabella, indebolivano la vista dell'occhio destro. Quando guardava la tabella di Snellen alla distanza di sei piedi e mezzo, solo mezzo piede (cm 15) più in là, la sua vista peggiorava di molto. Alla distanza di sette piedi (mt 2,1), quando guardava una lettera che ricordava o immaginava, la vista dell'occhio destro si normalizzava per pochi minuti. Quando la tabella di Snellen era male illuminata, la sua vista diventava molto scarsa.

A distanza di dieci piedi (mt 3), alla luce normale del giorno, la sua vista diventava normale. Alla distanza di dodici piedi (mt 3,6), la vista dell'occhio destro si riduceva ad un quarto della norma. Per la maggior parte del tempo, la vista dell'occhio sinistro era difettosa a distanze ravvicinate, di cinque piedi (mt 1,5) o più. Riusciva a leggere la stampa minuta distante dieci pollici (cm 25) dai suoi occhi. A dodici pollici (cm 30), riusciva a ricordare o immaginare i caratteri diamond, che leggeva con una certa rapidità, ma, alla identica distanza, non era capace di leggere una stampa di dimensioni cinque volte più grande di quella diamond. Casi del genere sono rari.

Dopo aver riposato gli occhi con il palming, per periodi di tempo lunghi - un'ora, due ore o più - la vista dell'occhio destro migliorava fino alla normalità per qualche ora, mentre la vista dell'occhio sinistro migliorava fino a un ventesimo della norma e solo per pochi minuti. In condizioni favorevoli, la vista dell'occhio sinistro migliorava indiscutibilmente. Quando l'illuminazione era abbastanza forte, la vista dell'occhio sinistro progrediva, mentre peggiorava quella del destro. A dodici pollici (cm 30) o oltre, non riusciva a leggere nessuna stampa.

Mentre costui, con l'occhio sinistro, era intento a leggere la tabella di Snellen alla varie distanze, fu interessante studiare la sua mente. C'erano volte in cui, quando la tabella di Snellen era collocata a cinque o dieci piedi (mt 1,5-3) di distanza, riusciva a raddrizzare l'occhio sinistro. Questa capacità di correggere lo strabismo era molto mutevole. Con l'occhio destro coperto, il sinistro leggeva solo metà della tabella di Snellen, alla distanza di cinque piedi (mt 1,5). Più tardi, però, diventava capace di distinguere le lettere più grandi della tabella di Snellen, alla distanza di 20 piedi (mt 6), mentre, strano a dirsi, la sua vista, alla distanza di cinque o dieci piedi (mt 1,5-3), si faceva davvero scarsa. Pressappoco nello stesso momento, riusciva a leggere con vista normale la tabella di Snellen alla distanza di dodici pollici (cm 30).

Fu difficile spiegare o scoprire il motivo per cui c'erano momenti in cui la vista alle medie distanze era scarsa, mentre era buona a venti piedi (mt 6). A volte la vista, alle distanze intermedie, risultava quasi del tutto mancante. Fu complicato, se non impossibile, per me comprendere, nelle varie occasioni, le idiosincrasie della vista di questa persona. Un altro fatto di rilievo fu che il paziente stesso era in grado di potenziare la sua vista, per qualsiasi distanza volesse, per mezzo di una qualche sua attività mentale, che non era né uno sforzo né un rilassamento. Questo paziente, come altri casi dello stesso genere, era infastidito da un'ampia zona cieca, che interferiva pesantemente con la sua vista. C'erano volte in cui era in grado di aumentare la zona cieca, mentre, in altre occasioni, l'area si rimpiccioliva.

L'attività della mente di quest'uomo era molto volubile, né lui né i suoi amici riuscivano a prevedere cosa si sarebbe verificato. Prima di guarire completamente, smise di venire al mio studio e non ho saputo più nulla di lui.

Il glaucoma è una malattia dell'occhio molto grave e subdola. I sintomi principali sono l'indurimento del bulbo oculare e la riduzione del campo visivo con indebolimento della vista. Prescrivendo il riposo o il rilassamento degli occhi, tutti i casi acuti hanno tratto giovamento.

Di recente, sono stati esaminati alcuni pazienti affetti da una forma lieve di glaucoma. Di solito, il campo visivo si riduceva dalla parte del naso, ma c'erano momenti in cui il restringimento interessava il lato della tempia. Un paziente era in grado di modificare, consapevolmente, le dimensioni, la forma e la posizione della zona cieca del campo visivo. Una lettera di grosse dimensioni il cui diametro, all'occhio normale, sarebbe apparso di circa tre pollici (cm 7,6), in alcuni casi di glaucoma, poteva sembrare corrispondere a un pollice (cm 2,5) o anche a meno. La lettera grande, vista alla distanza di quindici piedi (mt 4,5) o più dall'occhio normale in una tinta di nero carico, poteva sembrare, ad alcuni pazienti, marrone, lavanda, giallo o rosso accesso. Alla distanza di dodici pollici (cm 30), le lettere della tabella di Snellen potrebbero apparire praticamente di qualunque colore.

Le lettere potrebbero essere viste singole, doppie o anche in multipli maggiori. Ognuna delle righe sdoppiate può, a sua volta, essere costituita da più multipli di lettere, invece di singole lettere distinguibili. Non si è capito quale sforzo mentale permetta di ottenere volontariamente questo risultato. In base al comune buon senso, ci si aspetterebbe che, se una riga di lettere è vista sdoppiata, dovrebbero esserlo anche tutte le altre. Qualche volta le lettere di una riga sembrano apparentemente disposte l'una sull'altra. Altre volte le doppie immagini appaiono oblique. I modi in cui il paziente citato riusciva a produrre una vista imperfetta erano molto numerosi. Una delle particolarità di questo caso era quella di riuscire a vedere le lettere piccole più chiaramente di quelle grandi. I modi differenti con cui riusciva a vedere imperfettamente con l'occhio sinistro non erano, però, riproducibili con l'occhio destro.

Un'altra paziente, una ragazza con una miopia molto elevata, faticava a trovare un modo che le consentisse di ottenere qualche miglioramento della propria vista. Dopo aver impiegato un bel po’ di mesi nell'analizzare il problema e nello sperimentare vari metodi, riuscì ad ottenere dei benefici con l'aiuto dell'oscillazione rettangolare: un'oscillazione realizzata muovendo una mano lungo una traiettoria appunto rettangolare. Il dito di una delle mani veniva mosso come se disegnasse un rettangolo delle dimensioni di tre piedi (cm 91) per uno (cm 30). La paziente si emozionò tantissimo nell'accorgersi che, esattamente nel momento in cui ella praticava l'oscillazione rettangolare, la vista migliorava.

Alcuni pazienti migliorano la propria vista eseguendo l'oscillazione verticale, altri invece ottengono risultati con l'oscillazione obliqua oppure con quella orizzontale. Più si analizzano i dati di fatto, e più diventa evidente che la vista è indebolita da uno sforzo della mente e non, a livello locale, da uno sforzo dell'occhio stesso. In tutti i casi di vista imperfetta si può sempre individuare uno sforzo mentale. Quando questo sforzo si rilascia, la vista invariabilmente migliora.

Nella cura della vista imperfetta per mezzo dell'educazione dell'occhio, i risultati dovrebbero raggiungersi molto rapidamente. In breve tempo, i pazienti, oltre alle lettere della tabella di Snellen, riescono a ricordare molti degli oggetti più comuni. Quando la memoria ad occhi aperti diventa altrettanto buona di quando gli occhi sono chiusi, lo sforzo mentale scompare e la vista si normalizza. Questo implica che, allenandosi con la tabella di Snellen a breve distanza - tre, cinque o dieci piedi (mt 1-1,5-3) - la memoria si avvicinerà alla normalità. Pazienti con miopie elevate sono stati curati molto prontamente, perfettamente e stabilmente, grazie alla memoria della vista perfetta.

E' molto importante arrivare a comprendere l'attività mentale, poiché non può aversi vista imperfetta senza sforzo mentale. Quando un paziente dalla vista molto debole trae giovamento o viene guarito grazie ai metodi di rilassamento, è molto propenso ad affermare che non vede le lettere sulla tabella di Snellen - ma che semplicemente è in grado di ricordarle o immaginarle. La mente di un paziente dalla vista imperfetta immaginerà sempre le cose in modo sbagliato, sebbene egli possa non rendersene conto.

Ad esempio, egli può vedere una grande E alla distanza di quindici piedi (mt 4,5) ed affermare che non si tratta di una E, ma della lettera O e potrà anche discuterne per un bel pò. Quando gli viene detto che è invece una E, egli dichiara che non può trattarsi di una E, ma che deve essere qualcos'altro.

In breve, la maggior parte dei pazienti è più incline a confondere le lettere grandi piuttosto che le piccole. A volte la lettera E non viene immaginata o vista, fin quando non è portata alla distanza di uno o due piedi (cm 30-60). Osservando allora la lettera al punto prossimo, appena essa viene riconosciuta, si può allontanarla progressivamente, continuandola a vederla come una E. Il giorno seguente, sebbene già si sappia trattarsi di una E, guardandola nuovamente, può non essere vista. Prima che essa venga riconosciuta, può rendersi necessario avvicinarla di nuovo al paziente.

Ho affermato più volte che, di solito, il paziente vede meglio una lettera conosciuta ad occhi chiusi piuttosto che aperti. Nella cura di tali casi si dovrebbe tener presente che l'assortimento di metodi ingegnosi a cui si ricorre per peggiorare la vista è, a volte, davvero notevole. Se il paziente comprende quale sia il problema dei suoi occhi, questa consapevolezza è di grande aiuto per pervenire ad una cura. Ad alcuni pazienti è stato detto un'infinità di volte che, appena comprendono cosa non va nei loro occhi o nella loro vista, la cura è molto sollecita. Grazie alla ripetizione, la vista della maggior parte delle persone è stata definitivamente guarita.

Ci sono molti modi per ottenere il rilassamento, ma il migliore fra essi è il più semplice. Il ricordo perfetto di una casa o di una sedia è di grande aiuto, ma si riceve un ausilio ancora più grande dalla memoria di una parte molto piccola di una sedia. Più piccolo è l'oggetto, più perfettamente esso può essere ricordato, immaginato o visto. Dopo che il paziente si è convinto di essere affetto da un disturbo mentale, oltre che oculare, in un tempo molto breve si ottiene il miglioramento verso la guarigione completa. Pazienti con miopie elevate sono guariti grazie al ricordo di metà lettera grande, ma altri sono stati curati più velocemente dal ricordo di un'area ancora più piccola. Le lettere grandi non sono viste, ricordate o immaginate altrettanto bene quanto piccoli punti.

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LA PRESBIOPIA

di Emily A. Bates

La presbiopia è il disturbo visivo della mezz'età o della vecchiaia. Quando le persone affetta da presbiopia cercano di leggere la stampa minuta al punto prossimo, o cercano semplicemente di leggere la stampa comune alla distanza di lettura, senza riuscirvi, di solito inforcano gli occhiali, per risolvere il loro problema. Se quest'ultimo è lieve e la correzione ottica è indossata solo quando assolutamente necessario, non si provocano grossi danni. Se vengono prescritti occhiali sbagliati, ci saranno di sicuro altri problemi in seguito. Quando gli occhiali non sono adeguati, oppure si indossano occhiali difettosi, il paziente, in genere, avverte mal di testa o si stanca più presto rispetto ad una persona dalla vista normale.

A volte, le persone miopi o di vista-corta recuperano una vista normale semplicemente disfacendosi degli occhiali e non indossandoli più. Di tanto in tanto, ci vengono riferiti episodi del genere. Comunque, per coloro i quali hanno acquisito la presbiopia e hanno indossato occhiali per un tempo considerevole, non è così semplice farne a meno, sia per leggere che per svolgere lavori di precisione a distanza ravvicinata. Per riportare la vista all'originaria normalità, casi di questo tipo hanno bisogno di una supervisione diretta.

Ho avuto una paziente di oltre 60 anni che aveva portato gli occhiali da presbite per 25 anni. L'oculista che le aveva prescritto gli occhiali le aveva detto che, col tempo, sarebbe riuscita a farne a meno e che, se fosse vissuta abbastanza, sarebbe sopravvenuta quella che chiamano "seconda vista". In luogo dell'avverarsi di questa previsione, la sua vista peggiorò gradualmente e, nel corso di 25 anni, fu necessario cambiare tre volte le sue lenti bifocali. L'orecchio sinistro, poco alla volta, perse l'udito e percepiva solo rumori forti come un clacson o un fischio, se provenienti dalle vicinanze. Aveva dei rigonfiamenti al di sotto delle palpebre inferiori e la sua fronte era rugosa come quella di una persona più anziana. Quando, però, non indossava gli occhiali, se cercava di vedere al punto prossimo, si formavano meno rughe.

La prima volta che le venne controllata la vista, essa risultò di 15/20 in ciascun occhio. Con il riposo, tenendo gli occhi chiusi per più di mezz'ora, la sua vista migliorò a 15/10. Il dondolio lungo, ripetuto contando ogni volta che oscillava da un lato all'altro, fino ad arrivare a 100, fece sparire temporaneamente le rughe dalla sua fronte e i suoi occhi assunsero un aspetto più naturale di quando era venuta da me per la prima volta. La feci sistemare di fronte ad un specchio a tutta persona e le chiesi di oscillare insieme a me, indietro e in avanti, collocando il suo piede destro circa un piede (cm 30) più in là rispetto al sinistro. Nell'oscillare verso lo specchio lungo, le dissi di guardare in basso alla punta della sua scarpa e, oscillando all'indietro, di guardare la cima della sua testa riflessa nello specchio. Disse di percepire la liberazione dalla tensione, per cui proseguì per parecchio tempo, facendo sporgere alternativamente il piede sinistro rispetto al destro e viceversa.

Ogni tanto sbagliava e, mentre oscillava in avanti, non guardava la punta della scarpa e, quando oscillava nel verso opposto, sembrava dimenticarsi di guardare la cima della sua testa. Per farla procedere nella maniera opportuna, fu necessario sorvegliarla quasi sempre, in modo che conservasse il rilassamento che aveva ridotto il suo stato di disagio. Per una settimana venne tutti i giorni e, alla fine di questo periodo, si accorse che le borse sotto le palpebre inferiori si erano considerevolmente ridotte. Ogni settimana, aveva trascorso tre ore dal massaggiatore ed era stata sottoposta a massaggi facciali e a trattamenti di ogni genere pur di far sparire le rughe e i rigonfiamenti delle palpebre. Ora, nello spazio di una settimana, con trattamento quotidiano e dedicando ad esso poco più di un'ora al giorno insieme a me, si accorse che il metodo Bates stava realizzando qualcosa che non si sarebbe aspettata.

Quando controllai la sua vista con la stampa minuta, ella mantenne la piccola tabella dei "Fondamenti" , con caratteri in grandezza decrescente, alla distanza di un braccio. Era in grado di vedere la Figura 1 che illustrava la Frase n. 1 e la Figura 2 che illustrava la Frase n. 2. Riusciva a vedere che c'era della stampa nera sulla parte rimanente della tabella, ma non distingueva parole né frasi. Né riusciva a immaginare che tra le frasi ci fossero degli spazi bianchi. La feci sedere comodamente su una poltrona e le dissi di mantenere gli occhi chiusi - facendo il palming se voleva - ma di non aprirli in nessun caso, fin quando non gli avessi detto di farlo.

Quando le cose sono ricordate o immaginate perfettamente, la memoria e l'immaginazione aiutano sempre la vista. Le spiegai questo principio, allo scopo di farle immaginare qualcosa che prima avrebbe dovuto essere vista. Immaginare qualcosa che le fosse stato spiegato, ma che non fosse stato visto, la avrebbe indotta a produrre un'immaginazione imperfetta.

Questa paziente viaggiava molto, ma quando era a casa, si occupava di un meraviglioso giardino di fiori, che ornava il versante della sua casa affacciato su uno stupendo scorcio della costa pacifica. Mi parlò di un'orchidea in boccio e di quanto le apparisse stupenda in piena fioritura. Nominò gli svariati fiori che, per svilupparsi dal seme al fiore completo, avevano bisogno delle sue cure quotidiane. Allo stesso modo, ricordò il momento in cui aveva piantato il seme; poi il piccolo germoglio verde apparso sulla terra bruna; in seguito, con il tepore del sole e l'annaffiatura fresca che ella ogni giorno assicurava al piccolo fiore, aveva visto la piccola piantina mutarsi in una cosa vivente stupenda da guardarsi. Aveva un'immaginazione e una memoria perfette delle piante e dei fiori e, nel descrivermi queste cose, la sua mente si rilassò. Quando riaprì gli occhi per leggere la tabella dei "Fondamenti" che, invece che a distanza del braccio, avevo posta a dodici pollici (cm 30) dai suoi occhi, lesse tutta la Frase n. 8 di quel cartoncino.

Quando cominciò a leggerla, incorse in un unico errore, confondendo la parola "variabile" con "vegetale". Si accorse immediatamente di aver visto una parola sbagliata, in quanto avrebbe dovuto trattarsi di un termine collegato all'oscillazione e, di certo, non poteva essere "vegetale". Le dissi di posizionare il dito subito al di sotto della Frase n. 8, spostando dolcemente lo sguardo dagli spazi bianchi sovrastanti l'ottava frase alla frase stessa, guidandola per tutto il tempo a battere le ciglia, mentre spostava lo sguardo su questa distanza cortissima. Eseguì fedelmente ciò che le indicavo di fare e, in seguito, lesse una frase dopo l'altra fino alla n. 15, riuscendovi senza difficoltà. Completata la lettura di questa piccola tabella, ebbe una reazione incontrollata e mi espresse la sua sentita riconoscenza.

Per essere certa che, quando non l'avessi assistita direttamente, eseguisse appropriatamente il metodo, le dissi di mantenere nuovamente la tabella dei Fondamenti alla distanza di un braccio e di guardare le frasi senza battere le palpebre né spostare lo sguardo. Istantaneamente tutta la tabella si sfocò ed ella non riuscì a leggere nulla. Mi implorò di non farle ripetere questa procedura che le procurava dolore e disagio a livello oculare. Era stato comunque necessario che la spingessi a farlo, perché, se non ne avesse fatto esperienza, avrebbe compiuto questi stessi errori, senza nemmeno potersene rendere conto. Le feci chiudere gli occhi ancora una volta, adoperando la memoria e l'immaginazione, e, prima di riaprire gli occhi, mantenni la tabella dei Fondamenti a sei pollici (cm 15) di distanza dai suoi occhi, invece che a dodici (cm 30), come avevamo fatto in precedenza. Poiché reggevo la tabella fra le mie mani, mentre i suoi occhi erano chiusi, ella non realizzò quanto la tabella le fosse vicina. Quando riaprì gli occhi e lesse tutte le frasi che costituivano i Fondamenti, non si rese conto del fatto che il cartoncino era stato tanto avvicinato ai suoi occhi. Per essere precise a riguardo, misurammo la distanza e, quando ella constatò il miglioramento che aveva compiuto, fu proprio sicura di aver capito del metodo quanto bastava per poterlo proseguire da sola.

Negli ultimi due anni, l'ho rivista per la prima volta solo di recente e, durante questo periodo, la sua capacità di leggere al punto prossimo non era mutata. Le chiesi se, dopo che la sua vista si era normalizzata, avesse smesso di praticare ed ella rispose: "No, di certo. Da quando sono stata in cura da lei, sono stata molto attenta a concedere quotidianamente ai miei occhi un tempo sufficiente per la pratica". Questa è un'ulteriore dimostrazione che, se il paziente, quando non è più seguito personalmente, prosegue da solo il lavoro, la vista non recede più ai livelli raggiunti prima che si cominciasse a praticare il metodo Bates.

Un'altra paziente di 58 anni, per alleviare il mal di testa, mise gli occhiali per la prima volta all'età di 30 anni. Arrivò alla prima visita recando i quattro occhiali che, da quando le era stato prescritto il primo paio di essi, aveva indossato nel corso del tempo. Mi raccontò la sua vicenda, spiegando che, essendo impiegata come archivista e contabile in una grande società, per tutto il giorno aveva a che fare con i numeri. Disse che il primo paio di occhiali che aveva indossato le aveva assicurato sollievo immediato dal dolore, fino al giorno in cui, circa un anno prima, aveva subito uno shock provocato da un grande dolore. Aveva perso un familiare a cui era molto legata e questo l'aveva gettata in una depressione profonda. Accorgendosi di aver bisogno di cambiare i suoi occhiali, chiamò il suo oculista, il quale le diede un altro dispiacere. Non indossava gli occhiali in permanenza, perché non le procuravano molto sollievo, né l'aiutavano nel suo lavoro. Per questo li cambiò di nuovo, ottenendo, questa volta, risultati migliori e andando avanti molto bene con l’ultimo paio, fino a poco prima di giungere da me con l'intento di affrancarsene una volta per tutte.

Quando il dott. Bates esaminò il primo paio di occhiali che ella aveva indossato, disse che si trattava di semplici vetri da finestra. Spiegai alla mia paziente che ciò che l'aveva aiutata non erano state le lenti in se stesse, ma l'effetto mentale, creato in apparenza dagli occhiali nei momenti in cui li portava. Quando aveva subito il trauma che aveva dato luogo alla depressione e alla sua tristezza esistenziale, senza dubbio aveva sforzato i suoi occhi, determinando l'insorgere dei problemi visivi.

Il secondo paio di occhiali, non adattandosi in maniera adeguata, aveva probabilmente fatto peggiorare la condizione dei suoi occhi. In ogni caso, quando il dott. Bates la esaminò, disse che era affetta da astigmatismo misto a presbiopia. Mi spiace che non ci siano molti oculisti che ritengano erroneo sostituire, a quanti giungono da loro per risolvere i problemi dei propri occhi, gli occhiali in uso con altri più potenti. In questo caso specifico, gli occhiali non erano d'alcun aiuto e la paziente fu riconoscente verso le amiche che le avevano consigliato il dott. Bates e il suo trattamento per la cura dello sforzo oculare.

Al controllo, il visus dell'occhio destro risultò di 15/40, ma nessuna delle lettere appariva chiara o nitida. Il suo occhio sinistro aveva vista normale, di 15/15, e riusciva a vedere distintamente tutte le lettere. Anche il palming e le immagini mentali aiutarono questa paziente, ma ella trovò che, ogni giorno, prima di cominciare il suo lavoro, il dondolio lungo fosse la tecnica più giovevole per ottenere il rilassamento della mente e del corpo. Se ne rese conto quando le venne data dimostrazione che, nel momento in cui guardava direttamente la stampa, senza spostare lo sguardo, di un ottavo di pollice (mm 3) o anche meno, dal punto dove stava leggendo, lo sforzo peggiorava e il dolore e il disagio, provocati dalla fissità, aumentavano. In meno di un'ora, feci migliorare la vista dell'occhio destro fino a 15/15, naturalmente si trattò di un miglioramento temporaneo. Non ebbi molta difficoltà a insegnarle come leggere la stampa minuta e come guardare i numeri, spostando lo sguardo e prestando attenzione agli spazi bianchi fra le righe di stampa e di cifre.

Per riportare la sua vista alla normalità, ebbe bisogno di essere sottoposta ad un unico trattamento e di ricevere indicazioni per proseguire la pratica a casa. Intrattenne con me una corrispondenza regolare, più volte al mese, inviando semplicemente i resoconti dei progressi raggiunti o delle difficoltà che, prima di uscire al mattino per recarsi al lavoro e prima di andare a letto la sera, incontrava nel praticare alcune tecniche. Le dissi di tornare per un altro trattamento, se lo avesse ritenuto necessario, ma, poiché non la vidi di nuovo, evidentemente non ce ne fu bisogno

Per le persone affette da presbiopia, da astigmatismo o da qualunque problema che determini vista imperfetta, la cosa più importante da fare è evitare di guardare la stampa e, in effetti, qualsiasi altra cosa, senza spostare lo sguardo o battere le palpebre, senza cioè eseguire quello che l'occhio normale compie continuamente tutto il giorno.

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AVVISO

Il dott. Bates ha il piacere di annunciare che il dott. John A. Rath, 111 Nord West Avenue, Jackson, Michigan, ha ultimamente concluso un corso di formazione sotto la sua direzione ed è pienamente qualificato a praticare il metodo Bates.

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Il dottor W.H.Bates
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