Better Eyesight - Gennaio 1930 - N. 7





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Traduzione realizzata in esclusiva per www.metodobates.altervista.org

LA CURA CON L'IMMAGINAZIONE

Nello stesso momento in cui l'immaginazione è perfetta, la mente è sempre perfettamente rilassata e poiché, mentre si è rilassati e si immagina perfettamente una lettera, è impossibile compiere contemporaneamente uno sforzo e vederla in maniera imprecisa, di conseguenza, quando si immagina di vedere un lettera in maniera perfetta, la si vede realmente tale, come è dimostrabile per mezzo del retinoscopio, indipendentemente dall'entità dell'errore di rifrazione riscontrato in precedenza nell'occhio. Perciò la vista spesso può essere migliorata molto celermente con l'ausilio dell'immaginazione. Per ricorrere a questo metodo, il paziente deve comportarsi nel modo seguente:
guardate una lettera alla distanza alla quale riuscite a vederla meglio. Chiudete e coprite gli occhi in maniera da escludere tutta la luce e ricordate la lettera. Ripetete alternativamente il procedimento, fino a quando la memoria si avvicinerà molto alla realtà. Quindi, dopo aver ricordato la lettera con gli occhi chiusi e coperti e mentre conservate la sua immagine mentale, spostatevi con lo sguardo lateralmente, di un piede (cm 30) o più, su una superficie vuota, che si trovi alla medesima distanza alla quale vorreste vedere la lettera. Chiudete e coprite nuovamente gli occhi e ricordate la lettera e, nel riaprirli, guardate un poco più in prossimità di essa. Riducete gradualmente la distanza fra il punto guardato e la lettera, fin quando diventerete capaci di guardarla direttamente e di immaginarla altrettanto bene di quando la ricordate ad occhi chiusi e coperti. A questo punto vedrete perfettamente la lettera e anche le altre circostanti emergeranno. Se non riuscite a ricordare un'intera lettera, potete immaginare un punto nero che ne costituisce una piccola parte. Se ci riuscite, anche in questo caso vedrete la lettera in maniera perfetta.

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L'ASTIGMATISMO

del dott. W.H. Bates

In tutti i casi di astigmatismo, un meridiano della cornea è più o meno convesso rispetto a tutti gli altri. Una definizione dell'astigmatismo è che l'occhio astigmatico non è in grado di focalizzare precisamente su un punto i raggi del sole o quelli riflessi da un qualsiasi altro oggetto. Molti specialisti affermano che questo difetto è sempre congenito, ovvero che le persone nascono astigmatiche. Comunque sia, recenti studi sull'astigmatismo hanno dimostrato che esso è sempre acquisito e mai innato. Bambini in tenera età o neonati, esaminati con il retinoscopio subito dopo la nascita, in genere presentano un astigmatismo che deriva da uno sforzo o da un tentativo di vedere. Quando l'occhio del bambino è a riposo, non si manifesta astigmatismo, ma, quando l'occhio o la mente del bambino è sotto sforzo, l'astigmatismo è sempre presente.

Quando sono sotto sforzo, gli animali diventano sempre astigmatici. Coloro i quali esaminano gli occhi dei gatti rilevano che è difficile o impossibile far compiere loro uno sforzo per vedere. Non si sono trovati pesci astigmatici. Tale constatazione è di notevole importanza, in quanto scaturisce dall'osservazione di una grande quantità di pesci nell'Aquarium di New York. L'osservatore con il retinoscopio era fermo all'esterno della vasca ed era in grado di osservare l'ombra scura muoversi nella stessa direzione della luce del retinoscopio. A volte i pesci si avvicinavano molto al vetro e sforzavano gli occhi, senza per questo produrre astigmatismo. Non ho mai riscontrato miopia o astigmatismo in un pesce. Ci sono molti oftalmologi che credono che i pesci siano miopi o astigmatici.

Gli scolari spesso sono nervosi e, quando il nervosismo è accentuato, si può produrre, per effetto della tensione degli occhi o della mente, un elevato grado di astigmatismo. Con il riposo, esso scompare immediatamente. Il risposo degli occhi non sempre si realizza facilmente. Chiudere gli occhi ed eseguire il palming, ricorrendo alla memoria quasi perfetta di una lettera o di un altro oggetto, garantisce un buon livello di riposo. Migliore è la memoria, maggiore sarà il riposo o il rilassamento. Il riposo degli occhi e della mente è conseguibile anche nel momento in cui il bambino allena la fissazione centrale, vale a dire il vedere meglio dove gli occhi guardano. Ad ogni modo, è necessario mettere in atto la fissazione centrale senza uno sforzo consapevole. Frequentemente, quando l'occhio fissa un punto, è molto facile compiere uno sforzo che, anche se di lieve entità, in un astigmatico può determinare l'indebolimento della vista.

Ci sono molte situazioni propizie all'ottenimento del rilassamento o del riposo. Alcune persone vedono meglio quando l'illuminazione è eccezionalmente buona e, di conseguenza, l'astigmatismo immediatamente diminuisce. Ci sono altri che non sopportano nemmeno un'intensità limitata della luce e il loro astigmatismo diminuisce in presenza di una luminosità scarsa. Anche la distanza alla quale la stampa è vista meglio varia da persona a persona. In alcuni casi, le lettere o gli altri oggetti sono visti al meglio a venti piedi (mt 6) o ancora più lontani, ma non così bene a dodici pollici (cm 30). Un paziente aveva una vista di 20/30 plus. Le grandi lettere nere della tabella di Snellen gli sembravano di un rosso acceso, ma, dimezzando o riducendo ad un quarto la distanza, l'astigmatismo peggiorava, aumentando. Ad altri pazienti, alla distanza di quindici piedi (mt 4.5), il colore nero delle lettere appariva invece in una sfumatura di marrone o giallo o verde, ma, quando la tabella veniva avvicinata a meno di dieci piedi (mt 3), l'astigmatismo risultava corretto.

I fatti osservati in relazione alla produzione di astigmatismo mutavano per effetto dello spostamento. Un paziente, quando guardava la prima lettera di una riga alla distanza di 6 piedi (mt 1,8), non presentava astigmatismo Fu invitato a guardare l'ultima lettera della tabella di Snellen e vi riuscì, ma, mentre i suoi occhi si rivolgevano della prima all'ultima lettera della stessa riga, l'astigmatismo si face molto evidente. Lo spostamento dall'una all'altra lettera, distanti da lui dieci piedi (mt 3), aveva originato temporaneamente questo difetto visivo e, solo passando lo sguardo alternativamente dal punto superiore a quello inferiore di due punti, la sua vista migliorò. Quando il paziente tentò di vedere i due punti simultaneamente, si produsse uno sforzo e il paziente fu preso da un acuto mal di testa. Si lamentò e affermò che la sua intenzione era farsi curare le emicranie, non certo aggravarle.

E' molto difficile riuscire ad acuire l'astigmatismo. Per accentuarlo e peggiorare la vista, è necessario uno sforzo notevole e, compiendolo, il paziente si rende conto che, a paragone con la riduzione dell'astigmatismo e il miglioramento della vista, esso è più arduo. Dopo aver sperimentato un gran numero di metodi che implicano un considerevole sforzo, si può dimostrare che la produzione, intenzionale e considerevole, di astigmatismo è problematica. Ridurre l'astigmatismo e migliorare la vista fino alla normalità è invece semplice e può essere realizzato soltanto senza sforzo.

Il trattamento efficace e la cura dell'astigmatismo senza gli occhiali normalmente innescano uno sforzo tale da non consentire sempre facili progressi. Comunque è molto semplice dimostrare che l'astigmatismo è provocato dallo sguardo fisso o dallo sforzo, e che il riposo, o rilassamento degli occhi porteranno alla guarigione. La memoria di oggetti familiari ad occhi chiusi aiuta molto ad ottenere il rilassamento e la riduzione del grado di astigmatismo. Una volta che il trattamento è riuscito a ridurre l'astigmatismo, facendo chiudere gli occhi ai pazienti e invitandoli a ricordare lettere, brani musicali e altre immagini mentali, può essere raggiunto un beneficio ancora maggiore. La memoria perfetta implica una vista ancor più perfetta, in quanto maggiore è il rilassamento, più velocemente l'astigmatismo svanisce. Spesso accade che taluni pazienti astigmatici non riescano a raggiungere il rilassamento: essi cercano infatti di vedere una parte troppo estesa degli oggetti per volta o tentano di guardare le lettere vedendo la parte sinistra al meglio, l'estremità superiore al meglio, l'estremità inferiore al meglio e anche il lato destro al meglio. Invece il semplice guardare un lato di ciascuna lettera alla volta facilita l'immaginazione di ogni singola parte delle lettere.

Un paziente, esaminato con il retinoscopio, presentava un astigmatismo di grado elevato. Quando guardava il lato sinistro delle lettere, riusciva ad immaginarlo dritto, curvo oppure aperto. Con gli occhi aperti, immaginava il lato sinistro della lettera dritto e più o meno nitido, con gli occhi chiusi lo ricordava o immaginava diritto, immaginava la sommità della lettera anch'essa dritta, la base era analogamente immaginata dritta e, anche ad occhi aperti, la parte sinistra, e quelle superiore ed inferiore erano immaginate correttamente. Alternando la vista di ciascun lato della lettera ad occhi aperti con l'immaginazione, molto migliore, delle sue estremità ad occhi chiusi, ogni parte fu immaginata in modo esatto. Si chiese al paziente di chiudere gli occhi e pensare a una lettera con il lato sinistro, la sommità e la base dritte e la parte destra aperta.

- Che lettera immagina possa essere? - gli venne chiesto.
Rispose: - E' una E.

Il paziente fu fatto esercitare con successo su varie altre lettere. Si convinse che l'immaginazione di una singola parte della lettera migliorava il rilassamento e gli permetteva di ignorare il contorno sfocato della lettera guardata.

Migliorando l'immaginazione, anche la vista migliora. Si può avere il deliberato proposito di immaginare una lettera con il lato sinistro più o meno dritto e riuscirvi, dopo un certo numero di tentativi. Molti insuccessi si verificano in quanto i pazienti cercano di immaginare la lettera da riconoscere, ponendo in essere uno sforzo. Uno dei casi più complessi da curare con i metodi di rilassamento reagì positivamente quando si richiamò la sua attenzione sul fatto che, nel momento in cui il suo astigmatismo veniva corretto, egli era in grado di vedere meglio una parte di una lettera, piuttosto che tutta una quantità di lettere di piccole dimensioni. La lettera appariva imprecisa al punto tale da impedirgli di distinguerne le dimensioni, il colore e la forma. Spiegandogli che avrebbe potuto vedere molto meglio queste lettere indistinte una parte per volta, invece che guardando subito ognuna nel suo insieme, egli, in questo modo e in breve tempo, fu in grado di leggerle perfettamente. Posizionando un puntatore in prossimità della lettera, la percezione di essa migliorava più che per le altre lettere della stessa forma e colore. Con gli occhi aperti o chiusi, egli non riusciva a vederne precisamente il lato sinistro. Gli venne chiesto se fosse capace di immaginare come sarebbe stata la parte sinistra della lettera, se non fosse stata sfocata. L'immaginazione migliorò e, con il progresso dell'immaginazione, anche la vista migliorò.

Qualche tempo fa, su questa rivista, venne stampata la descrizione di un metodo di cura per l'astigmatismo che è di gran lunga superiore rispetto agli altri. Si faceva osservare al paziente che, tra le righe di lettere nere, c'erano degli spazi bianchi e che questi spazi bianchi, immaginati più bianchi che fosse possibile, alternativamente con gli occhi chiusi e poi aperti, si facevano ancora più bianchi. L'attenzione del paziente veniva richiamata sul fatto che si può immaginare la parte inferiore delle lettere poggiata sulla parte superiore degli spazi bianchi e, mentre si leggono le lettere, si può immaginare una sottile linea bianca che attraversa la tabella da sinistra verso destra. Immaginandola alternativamente con gli occhi aperti e quindi chiusi, la fine linea bianca migliorava. Quando l'immaginazione riusciva a perfezionare questo sottile rigo bianco, il nero delle lettere veniva immaginato più nero ed esse, di solito, potevano essere distinte molto rapidamente, ma, quando l'immaginazione degli spazi bianchi era meno perfetta, le lettere nere di regola non potevano essere viste normalmente. In altre parole, il miglioramento della vista delle lettere nere dipendeva essenzialmente dal biancore della piccola riga bianca. Tra i due elementi, la fine striscia bianca risultava essere più importante, in quanto se ne può immaginare il biancore ancora più bianco, rispetto a come l'immaginazione può raffigurarsi la nerezza delle lettere nere.

Spesso ricevo lettere con le quali mi si pone un quesito cruciale: - Come posso ricordare il nero? Mi è impossibile farlo. Una persona del Middle West mi scrisse di non essere in grado, ricorrendo alla fissazione centrale, di ricordare o immaginare il nero. Ogni volta che aveva provato, non vi era mai riuscito e parimenti avevano tentato di farlo vari suoi amici, ritenendo che fosse impossibile ricordare o immaginare un punto che si avvicinasse in qualche modo al nero. Quest'uomo aveva un astigmatismo elevato, che venne corretto per mezzo dei metodi di rilassamento. La sua vista migliorò in fretta. Alternando la pratica con gli occhi aperti e poi chiusi, la sua memoria, la sua vista e la sua immaginazione divennero presto normali.

Molte delle persone che cercano di vedere più nero uno dei punti del segno di interpunzione dei due punti, non vi riescono. Se, all'atto pratico, il paziente riesce a dimostrare che il motivo dell'insuccesso è uno sforzo, allora si convince velocemente che il suo fallimento è attribuibile esclusivamente ad esso. Questo sforzo è di natura mentale. Molte persone falliscono in quanto, in conseguenza di uno sforzo, debilitano la propria vista, la memoria e l'immaginazione. Per le persone dalla vista imperfetta è un bene dimostrare che la causa è sempre uno sforzo o un tentativo di vedere. E' sbalorditivo constatare che la memoria di una vista imperfetta sia così difficoltosa e che, per aiutare un paziente a rendersene conto, sono necessari un tempo e una pazienza notevoli. La maggior parte delle persone ritiene che sbagliare sia semplice: è molto stupita quando si afferma il contrario ed è ancora più sorpresa quando viene data dimostrazione della realtà delle cose.

Più volte, bambini di otto anni o ancora più piccoli hanno dimostrato che la vista, la memoria e l'immaginazione imperfette sono difficili.

Quando si guarda la lettera più grande della tabella di Snellen, la sua nerezza e la sua chiarezza sono tali che le persone, erroneamente, ritengono che immaginare un'intera lettera grande sia molto più agevole di immaginarne solo metà. Quando metà della lettera viene coperta, alcuni riescono ad immaginare che quella metà sia altrettanto nera, chiara e nitida quanto un'altra lettera di dimensioni molto inferiori alla prima. Ripetendo il procedimento, la forma delle lettere o di altri oggetti può essere ridotta alle dimensioni della una cruna di un ago.

Una volta, fu condotta al mio studio una bimba di dieci anni che aveva occhi normali. Le venne misurata la vista e anch'essa risultò normale. Il padre le disse: - Diresti che la lettera grande della tabella è più nera delle lettere piccolissime.

La bimba appropriatamente affermò che la lettera in cima non era più nera o più nitida delle lettere piccole. Ella era anche in grado di porre in essere uno sforzo sufficiente a produrre una notevole quantità di astigmatismo. Essendo dotata di vista normale, il suo controllo sull'immaginazione era molto migliore rispetto a quello dei pazienti dalla vista imperfetta. Il padre le chiese come si spiegasse di riuscire a leggere le lettere piccole meglio di quelle più grandi. La bimba rispose che era in grado di vederle meglio perché non c'era tanto da vedere quanto nelle grandi.

Poiché la sua vista era buona, la bambina, compiendo uno sforzo consapevole, riusciva prontamente a produrre un notevole grado di astigmatismo. Il padre, a paragone della figlia, aveva molto meno controllo sui propri occhi. Egli riusciva a guardare la tabella con vista buona, ma sua figlia riusciva a sforzarsi molto di più, producendo un grado più elevato di astigmatismo, come misurato con l'aiuto dell'oftalmometro. Guardando una piccola lettera, alla distanza di quindici piedi (mt 4,5), la bimba riusciva anche ad immaginare che essa si movesse.

Le fu chiesto se fosse in grado di interrompere il movimento e, quando lo fece, nei suoi occhi si rilevò un elevato astigmatismo, maggiore che in quelli del padre. Quando diventava astigmatica, era molto contrariata a causa del grande dolore avvertito. La fissazione centrale di suo padre non era altrettanto buona quanto la sua. Era difficile per lui immaginare il punto superiore di due punti meglio e quello inferiore peggio, oppure immaginare meglio quello sottostante e peggio il primo. Immancabilmente vedeva entrambi quasi ugualmente bene contemporaneamente, mentre la figlia vedeva sempre un punto per volta, quello più in alto o quello più basso, al meglio.

Arrivò allo studio un ragazzo per farsi prescrivere degli occhiali che gli correggessero l'astigmatismo, presente in entrambi gli occhi. Con l'occhio destro aveva un visus di 10/20, cioè dimezzato rispetto alla norma, ma, con il sinistro, vedeva quattro volte tanto, con un astigmatismo quadruplicato rispetto a quello dell'altro occhio. Quando, con il palmo di una o di entrambe le mani, chiudeva e copriva gli occhi, questo ragazzo, in luogo del nero, vedeva tutt'altro - grigio, verde, blu, giallo e altri colori - e il suo tentativo di raggiungere il nero non si realizzava agevolmente. Quando immaginava qualcosa vista imperfettamente, non vedeva il nero. Quando immaginava una vista perfetta e ricordava perfettamente le cose viste, l'astigmatismo spariva ed egli era in grado di ricordare, immaginare o vedere un nero perfetto.

Si osservarono molti dati estremamente importanti. Quando, durante il palming, il ragazzo immaginava un oggetto di grosse dimensioni, alla riapertura degli occhi il suo astigmatismo era lieve, ma, quando ricordava lettere oppure altri oggetti visti imperfettamente con l'occhio sinistro aperto, la sua vista peggiorava. L'immaginazione perfetta gli consentiva di produrre un astigmatismo maggiore di quello che poneva in essere quando la vista era scarsa. Quando l'immaginazione dell'occhio destro migliorò, egli fu in grado di immaginare non solo una vista perfetta, ma anche una vista ancora più imperfetta. Con una buona immaginazione ottenne una vista perfetta e, allo stesso tempo, ricordò o immaginò un grado di astigmatismo più elevato rispetto al momento in cui la sua vista era indebolita, dimostrando così che, quando la sua mente era più sotto controllo, egli era in grado di ricordare o immaginare un astigmatismo maggiore. Quando la sua vista era buona, anche il controllo mentale di essa migliorava. Con gli occhi chiusi riusciva a ricordare o immaginare un nero più perfetto di quello che era capace di ricordare o immaginare con gli occhi aperti. Dette prova di poter produrre a piacimento un astigmatismo più o meno pronunciato, in quanto, con la mente sotto controllo, egli era in grado di ricordare o immaginare le cose in maniera migliore di quando invece non riusciva ad indirizzare la mente stessa. Il retinoscopio fu di grande aiuto nel testare l'astigmatismo, permettendo di misurarne l'entità.

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DUE CASI DI MIOPIA

di Emily A. Bates

Una bambina di sette anni si sottopose, per la prima volta, alle cure dal dr. Bates. Aveva una miopia molto elevata con dell'astigmatismo e aveva indossato occhiali per pochi anni. Stando a quanto affermato dalla madre, si trattava di una bimba molto nervosa, per effetto della tensione oculare. Il visus in entrambi gli occhi era di 15/40 minus. La bambina fu sottoposta al trattamento consueto, cominciando con il farle chiudere gli occhi per riposarli. Quindi, con l'aiuto del dondolio lungo, di quello variabile e dell'oscillazione del corpo , con cui si riposava, la vista migliorò a 15/20 minus. Il dr. Bates spiegò alla madre che, per raggiungere un miglioramento soddisfacente nella vista della bambina, sarebbe stato necessario proseguire il trattamento quotidiano per almeno due settimane. La madre replicò che sua figlia stava effettuando un lungo viaggio con la famiglia e non avrebbe potuto trattenersi più di un giorno.

Lungo il suo tragitto verso ovest, fece tappa in una località in cui si trovava un nostro allievo esperto, che riuscì a sottoporla al trattamento e a portare la sua vista al medesimo miglioramento temporaneo ottenuto grazie alla cura diretta del dott. Bates. Terminato il loro viaggio, la madre la affidò alle cure di una persona che aveva una conoscenza superficiale di quella che è la vera essenza del metodo Bates. Dopo un anno, in conseguenza del trattamento inadeguato a cui la bimba era stata sottoposta, la vista di ciascun occhio era diminuita da 15/10 a 15/100. Il dott. Bates si preoccupò molto di questo peggioramento e scoprì che, per alleviarle lo sforzo oculare, era stata sottoposta a trattamento diatermico e con altre apparecchiature. Quando questi pazienti ritornano dal dott. Bates, è estremamente complicato curarli e, se sono davvero in grado di aiutarli, a meno che non mi si garantisca un tempo ragionevolmente lungo nel quale sottoporli a terapia, cerco comunque di evitarli.

Dopo che il dottore ebbe nuovamente visitato la bambina, Miss. Katherine Hayes, la nostra segretaria ed assistente, fu incaricata di curarla, cosa che fece con risultati soddisfacenti. Il 19 ottobre, il giorno in cui la bambina era tornata in cura, la sua vista era di 15/100. Il 22 ottobre, la sua vista migliorò a 15/15.

Il 12 settembre 1929, la madre accompagnò nuovamente la figlia per un ulteriore trattamento. La vista in entrambi gli occhi era rimasta invariata e, con l'esercizio, migliorò fino ai 15/10. Tra il 12 settembre e il 26 ottobre, la sua vista migliorò gradualmente, poiché la madre si tenne in contatto costante con il dott. Bates. La aiutarono i consigli ricevuti per il trattamento domestico cui sottoporre la sua bambina. Con poche eccezioni, se la madre assicura la costanza quotidiana nella pratica del bambino, di solito si ottengono risultati.

Il 14 settembre, la madre si trasferì di nuovo alla casa dell'ovest e, ai primi di dicembre, tornò ancora una volta per un controllo. Si constatò che Betty aveva eseguito le istruzioni che le erano state date per l'allenamento giornaliero a casa o in qualunque posto si trovasse, con il risultato che, per leggere le lettere delle varie tabelle di prova poste davanti a lei, non si sforzava più, come aveva fatto invariabilmente e come le si era dovuto continuamente ricordare di non fare. Scoprì da sola che, più intensamente cercava di leggere le lettere della tabella, più la sua vista si sfocava. Mentre leggeva, spostare lo sguardo dalla tabella di controllo ad un oggetto in prossimità di essa le evitava qualsiasi sforzo di vedere meglio. Quando osservò che le lettere nere sulla tabella di controllo con sfondo bianco diventavano più nere se non le guardava troppo a lungo, il trattamento le piacque molto di più. La tabella che le era stata avvicinata, venne poi collocata a 10 piedi (mt. 3) e lei, per vedere, cominciò a sforzare gli occhi accigliandosi e corrugando la fronte, cosa che la madre corresse, prima ancora che avessi modo di farlo io stessa. Sono consapevole che furono questi tentativi della madre per aiutarmi con la bambina a determinare il miglioramento che si stabilizzò poi per la maggior parte del tempo.

Il giorno successivo, Betty fece di meglio, migliorando di due righe su una diversa tabella di prova. Dalla finestra del nostro ufficio, a circa 50 piedi (mt. 15) sulla sinistra, c'era un'insegna con delle lettere che, sulle prime, non riuscì a vedere distintamente, ma che, nel corso del trattamento, riuscì a leggere tutte, comprese quelle molto più piccole, situate nella parte inferiore dell'insegna. Spostando di nuovo lo sguardo dall'insegna alla tabella di controllo posta nella stanza, la sua vista migliorò di un'altra riga, quella dei 10/15.

Il mattino dopo, il sole risplendeva nella stanza e, per circa venti minuti, la sottoponemmo al trattamento solare. Spostando lo sguardo dagli spazi bianchi alla stampa, riuscì a leggere le lettere piccole della tabella, visibili dall'occhio normale a quattro piedi (mt 1,2), ad un distanza di nove pollici (cm 22) superiore. Tutte le tabelle che adoperavamo nel nostro studio vennero, poi, collocate ad una distanza di 15 piedi (mt 4.57) e lei le lesse, senza un errore, fino all'ultima riga. Sua madre ed io decidemmo di verificare la sua memoria per queste diverse tabelle, facendole chiudere gli occhi e leggere dalla memoria stessa. Vi riuscì con due delle tabelle, ma non aveva memorizzato le altre, sebbene, mentre si trovava nel nostro studio, ci si fosse allenata. Questo dimostrò alla madre che la memoria ad occhi chiusi delle lettere conosciute, quando poi apriva gli occhi, la aiutava a leggere le altre tabelle a una distanza superiore a quella normale. La contrazione nervosa del suo corpo, che era stata sempre evidente, fin quasi a conclusione del trattamento e durante le sue ultime, poche visite, era completamente scomparsa. Credo che Betty ora sia del tutto guarita.

Il fratello di Betty, Bobby, di dodici anni, non aveva mai portato occhiali, sebbene fosse miope da parecchi anni. L'occhio destro aveva una vista pari a 10/50 e, con il mio aiuto, fu in grado di leggere, con l'occhio sinistro, alcune lettere della riga dieci della tabella. Mi spiegò che, sull'ultima riga della tabella di controllo, gli sembrava che ogni linea avesse un prolungamento, così che tutte le P gli apparivano T e le F assomigliavano più alle P, tuttavia deformate. Non riusciva a sollevare il capo in modo da poter leggere la tabella, ma, invariabilmente, mentre leggeva, inclinava la testa tanto da appoggiare quasi il mento sul petto. Ciò produceva uno sforzo che, sulle prime, Bobby non credeva fosse all'origine dei suoi problemi. Egli era convinto che, per vedere meglio, la cosa migliore per lui fosse appunto inclinare il capo.

Feci con Bobby qualcosa che raramente, con la maggior parte dei pazienti, mi preoccupo di fare, sebbene per il paziente si tratti di una buona controprova che lo sforzo determina indebolimento della vista. Il dott. Bates riesce a far dimostrare ai pazienti che produrre del disagio, sforzandosi, li aiuta a superare il problema. Io sono titubante a metterlo in pratica, perché ne resto colpita personalmente e sono indotta a sforzare al punto che, talvolta, non sono in grado di proseguire il trattamento. Bobby era così entusiasmato dal desiderio di essere curato, da essere ben disposto alla mia dimostrazione di tutto ciò che egli faceva di sbagliato, in modo da potersi correggere.

Bobby aveva la maturità di un ragazzo di sedici o diciassette anni, invece di uno di dodici, ed eseguì le mie istruzioni con il rigore dei nostri cadetti di West Point o quello dei ragazzi che stanno per essere ammessi ad Annapolis. Abbiamo avuto in cura vari allievi da entrambe le accademie e non ne abbiamo trovato uno che fosse problematico da curare, a prescindere dalla gravità della tensione oculare. Il dott. Bates ritiene che, in questa categoria di pazienti, la conoscenza della disciplina e del significato dell’attenzione rendano semplici il trattamento e il miglioramento. Credo che il piccolo Bobby sia orientato ad accedere ad uno di questi posti, in quanto ne parla ogni volta che ci vediamo.

Fu incoraggiato a praticare il dondolio lungo, senza prestare attenzione agli oggetti fermi nella stanza. Qualche volta dovevo ricordargli di tenere il mento in su, come un soldato, cosa che gli faceva sempre da sprone. Credo che anche la presenza in stanza di sua sorella, che assisteva al trattamento, mi aiutasse a curarlo. Lei lo considera un eroe ed è orgogliosa di qualsiasi cosa egli faccia a puntino. Una sua piccola esclamazione di approvazione basta a farlo pavoneggiare un poco, cosa che suscita il mio divertimento. In meno di mezz'ora, la sua vista migliorò a 12/10, utilizzando, in un primo momento, i due occhi insieme. Poiché, mentre lo sottoponevo al trattamento, il tempo non era bello, per mezz'ora lo esposi alla lampada termica. Quindi, facendogli coprire l'occhio sinistro, misurai la vista del destro e scoprii che, in meno di un'ora, era migliorata da 10/50 a 10/15 ed egli, per leggere meglio, non aveva inclinato il capo nemmeno una volta.

Il giorno successivo il sole splendeva e, sebbene Bobby fosse infastidito dalla forte luminosità solare, per prima cosa venne utilizzata la lente solare sulle palpebre chiuse; egli ben presto si abituò e gli piacque al punto di chiedere di proseguire. Quel giorno, dopo il trattamento solare, la vista dell'occhio destro migliorò fino ai 10/10. All'indomani, mentre praticava il trattamento solare, gli sottoposi dei calcoli mentali e ci accorgemmo che non era il caso. Cimentarsi in due cose allo stesso tempo non gli era di giovamento. Venne quindi usata la lente solare. Trascorsa mezz'ora di trattamento e dopo aver eseguito anche il palming, riprovammo con i calcoli aritmetici. Visualizzò le cifre delle operazioni che gli venivano suggerite e, appena pronunciavo i numeri, egli rispondeva esattamente, senza fare mai un errore.

Gli feci guardare l'insegna al di là della nostra finestra e quindi un'altra, ancora più distante, circa cinquecento piedi (mt 152) più in là, e, a quella distanza, riuscì a leggere, con entrambi gli occhi, l'intero cartello. Quindi lo feci voltare indietro, per guardare un tabella di prova sconosciuta, e ne lesse l'ultima riga a quattordici piedi e due pollici (mt 4,3).

Prima di cominciare la cura, questo ragazzo, era stato sottoposto a diatermia e a un altro trattamento, che avevano incrementato temporaneamente la sua vista, ma non erano stati risolutivi. Mi spiegò che il trattamento elettrico, cui era stato sottoposto per migliorare la miopia, gli aveva provocato problemi nervosi al corpo. Per non perdere la buona visione raggiunta con la nostra cura, a Bobby fu dato il consiglio di giocare a pallone, guardando la palla, quando la lanciava agli altri giocatori e battendo le palpebre e oscillando un poco, quando la palla gli veniva lanciata indietro. Nello studio, detti una piccola dimostrazione di tutto ciò ed egli ne fu contento. Gli dissi di dedicarsi ai giochi nei quali venissero utilizzati solo due oggetti, vale a dire una palla e una rete o un qualunque punto dove doverla lanciare. Il gioco dei tempi andati del lancio dei ferri di cavallo non solo è rilassante, ma dà al paziente l'opportunità di praticare lo spostamento dello sguardo.

Non fu possibile trattare Betty e Bobby esattamente con lo stesso metodo, perché le loro menti non erano identiche. Si dovrebbe studiare accuratamente ogni caso, prima di poterlo trattare con buoni risultati. Se il medico o l'allievo non si attiene a questo presupposto, il paziente ha poche possibilità di essere completamente alleviato dallo sforzo oculare.

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AVVISI

Di recente il dott. Bates e la Central Fixation Publishing Company hanno ricevuto numerose lettere da persone che sono state sottoposte inefficacemente a trattamento da praticanti che non hanno frequentato il corso di formazione del dott. Bates e non capiscono nulla del metodo.

Il dott. Bates impartisce un corso di addestramento a dottori, insegnanti, infermieri e altri che desiderino esercitare professionalmente il suo metodo. Al termine del corso, gli allievi riceveranno un certificato che li autorizza a portare la propria assistenza ad altri, applicando il metodo Bates. Coloro che desiderino ulteriori informazioni possono richiederle scrivendo direttamente al dott. Bates, al n. 18 Est della 48a Strada, New York.

Desideriamo informare i sottoscrittori dell’abbonamento alla nostra rivista che la pubblicazione di “Better Eyesight” cesserà dopo il numero di Giugno 1930, per consentire al dottor Bates e alla signora Bates di dedicare più tempo alla stesura di un nuovo libro, che illustri esclusivamente la terapia, per il quale, durante lo scorso anno, c’è stata una grandissima richiesta. Comunque, continueranno ad accettarsi ordini d’acquisto per le prossime restanti uscite.

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Il dottor W.H.Bates
La prevenzione nelle scuole