Better Eyesight - Marzo 1930 - N. 9





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Traduzione realizzata in esclusiva per www.metodobates.altervista.org

COME EVITARE DI CONCENTRARSI

Per ricordare, continuativamente e senza sforzo, la lettera O in carattere diamond attenetevi alle seguenti istruzioni: immaginate, sul lato destro della O, un piccolo punto nero, più nero del resto della lettera, poi immaginate un punto identico al precedente sul lato sinistro. Spostate l’attenzione dal punto destro a quello sinistro e osservate che, ogni volta che pensate al punto sinistro, la O sembra muoversi verso destra, mentre quando pensate al punto destro, sembra muoversi a sinistra. Quando lo spostamento è eseguito adeguatamente, questo movimento è talmente piccolo da essere inferiore alla larghezza della lettera stessa. In seguito riuscirete ad immaginare la O senza deliberato spostamento o dondolio, ma potrete notare questo fenomeno ogni volta che ci farete caso.

Ripetete la procedura con una lettera della tabella di controllo. Se lo spostamento è normale, si osserverà che la lettera può essere guardata indefinitamente e che sembra muoversi leggermente.

Per dimostrare invece che il tentativo di concentrarsi rovina la memoria, o immaginazione, e la vista:
provate a pensare continuativamente a un punto di una lettera immaginata. Il punto e l’intera lettera spariranno immediatamente.

Oppure provate a immaginare contemporaneamente due o più punti, perfino l’intera lettera, uniformemente neri e nitidi. Vi accorgerete che è ancora più difficile.

Ripetete il tentativo con una lettera della tabella di controllo. Le conseguenze saranno identiche.

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LA CURA DI STRABISMO E AMBLIOPIA

del dott. W. H. Bates

Lo strabismo è quella condizione che si verifica quando gli occhi non si dirigono, entrambi e contemporaneamente, verso lo stesso punto. Mentre un occhio è dritto, l’altro può essere, più o meno costantemente, rivolto all’esterno (strabismo divergente), può invece rivolgersi all’interno (strabismo convergente) oppure, nello spostarsi lateralmente, pur muovendosi in sincronia con l’altro, può guardare eccessivamente in alto o in basso (strabismo verticale). A volte queste situazioni possono avvicendarsi nell’uno e nell’altro occhio (strabismo alterno) oppure lo stesso occhio può manifestare successivamente diversi tipi di strabismo: il divergente può modificarsi in convergente o viceversa. Talora il paziente si accorge di percepire due immagini dell’oggetto guardato, talaltra non ne è consapevole. Di solito, senza che ne sia stato individuato un motivo plausibile o sufficiente, l’occhio strabico vede meno bene, né vi è possibilità di correggerlo con lenti. Questo stato viene definito ambliopia e, sebbene lo strabismo possa essere corretto, l'ambliopia, salvo che nella prima infanzia, viene invece considerata incurabile.

Gli interventi chirurgici, attualmente consigliati di rado, sono considerati un azzardo. Secondo Fuchs “essi agiscono sul piano puramente estetico. L’operazione non ha alcun effetto sulla vista dell’occhio strabico e, solo in pochi casi, viene recuperata la visione binoculare”.

Questa valutazione è comunque approssimativa, soprattutto in relazione alle controindicazioni, in quanto non solo non si può fare affidamento sull’effetto estetico desiderato, ma, in non pochi casi, l’aspetto esteriore è risultato peggiorato. A volte, l’occhio strabico si raddrizza definitivamente, ma, spesso, dopo un periodo di tempo più o meno lungo, all’improvviso si volge nella direzione opposta.

Io stesso ho praticato interventi sia riusciti che fallimentari. Ci fu un caso in cui non solo gli occhi si raddrizzarono, ma anche l’immagine binoculare unica – cioè il potere di fondere in una le immagini dei due occhi – venne ripristinata e, l’ultima volta che visitai il paziente, trent’anni dopo l’operazione, non c’erano state recidive. Eppure, quando riferii alla sezione oftalmica dell’Accademia medica di New York di aver ridotto di un quarto di pollice (mm 6,3) il tendine del muscolo retto interno di ciascun occhio, gli accademici concordarono nell’affermare che, di sicuro e in breve tempo, gli occhi si sarebbero rivolti in direzione opposta. In altri casi, gli occhi, pur essendosi raddrizzati, dopo un certo tempo sono tornati alla condizione originaria, oppure si sono girati nel verso opposto. Quest’ultimo caso si verificò a seguito di un intervento dall’esito apparentemente ineccepibile, con tanto di recupero dell’immagine binoculare unica, stabilizzatasi per ben cinque anni. La deformità prodottasi al termine di questo periodo fu terribile. A volte ho cercato di rimediare ai danni degli interventi, praticati da me o anche da altri, ma ho immancabilmente fallito.

Gli occhiali, prescritti in base alla teoria per cui l’errore di rifrazione determina lo scoordinamento dei movimenti oculari, a volte sembrano efficaci, anche se non mancano le eccezioni e, in molti casi, essi non riescono nemmeno ad evitare che la situazione peggiori definitivamente.

Non si ritiene che, superati i cinque o sei anni d'età, il lavoro di fusione di Worth serva a granché, frequentemente si rivela inutile anche prima di raggiungere questo limite e, in tal caso, Worth consiglia l’operazione. Fortunatamente per chi è angustiato da questo problema, spesso gli occhi si raddrizzano spontaneamente, a prescindere da ciò che si faccia o meno per loro. Meno frequentemente, però, la vista dell’occhio strabico arriva a riabilitarsi. Se si perde la vista dell’occhio buono, l’occhio ambliopico ha molte probabilità di recuperare una visione normale, spesso in un tempo incredibilmente breve. Nonostante i manuali concordino nel ritenere l’ambliopia incurabile, esiste documentazione di molti casi analoghi a quelli dell’ultimo esempio illustrato.

In realtà, sia lo strabismo che l’ambliopia, come del resto gli errori di rifrazione, sono problemi funzionali, completamente originati nella mente. Possono essere prodotti entrambi, in occhi normali, per effetto di uno sforzo per vedere e, quando il paziente guarda una superficie vuota, ricordando qualcosa perfettamente, scompaiono entrambi. Una guarigione definitiva è solo questione di stabilizzare questo rilassamento temporaneo.

Il rilassamento permanente si può ottenere per mezzo di uno qualsiasi dei metodi usati nella cura degli errori di rifrazione, ma, nel caso di bimbi piccoli che non sanno leggere, c’è bisogno di qualche variazione. Essi potranno essere incoraggiati ad utilizzare gli occhi con qualunque piccolo oggetto che susciti il loro interesse. E’ possibile farlo in modi molto vari ed è importante escogitare espedienti diversi, in modo che il bambino non si annoi. Per lo stesso motivo è talvolta consigliabile la presenza di altri bambini. Non ci devono essere costrizione né severità, in quanto appena un metodo cessa di essere piacevole, cessa anche di essere benefico.

Per l’allenamento degli occhi, possono essere utilizzati l’ago, il pennello, la matita, il materiale adoperato negli asili infantili o dalla Montessori, i libri illustrati, le carte da gioco ecc.. All’inizio, sarà necessario utilizzare oggetti e forme piuttosto grandi, ma, con i primi miglioramenti della vista, se ne dovranno ridurre le dimensioni. Ad esempio, una bambina può cominciare a cucire con ago e filo grossi, chiaramente realizzando punti larghi. Appena la sua vista migliora, le verrà dato un ago più piccolo e, di conseguenza, i punti saranno più fitti. Colorare l’apertura delle lettere con tinte diverse è un esercizio eccellente e, quando inizierà il recupero della vista, la dimensione delle lettere potrà essere ridotta. Disegnare delle cartine, o studiarle, fa bene e può facilmente adeguarsi alle condizioni visive. Su una cartina degli Stati Uniti, un bambino può cominciare a evidenziare tutti gli Stati con colori diversi e, al progredire della vista, può evidenziare i fiumi e le città. Per disegnare le cartine, si può procedere cominciando con i confini dei Paesi o degli Stati e, quando la vista migliora, aggiungere i dettagli. Un foglio ricoperto di macchie di diverso colore costituisce un’altra cosa utile, poiché il bambino trae divertimento e beneficio dall’individuare tutti i punti dello stesso colore. Quando la vista comincia a perfezionarsi, la dimensione delle macchie può essere ridotta e la loro quantità aumentata.

Molti giochi interessanti possono essere ideati con le carte. “Slap Jack” è un buon gioco, in quanto stimola un vivo interesse e richiedere una grande rapidità di sguardo per poter colpire Jack con la mano, appena la sua faccia appare sul tavolo.

Queste idee vogliono essere semplici suggerimenti e qualunque genitore ingegnoso sarà in grado di aggiungerne di nuove.

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RESOCONTI DI CASI

CASO 1

Vari anni fa, giunse da me una donna che accompagnava la figlia di dieci anni. La bambina soffriva di un accentuato strabismo alterno convergente. A volte, l’occhio destro era talmente storto che la pupilla risultava coperta dall’angolo interno delle palpebre. Altre volte, la bambina manifestava uno strabismo convergente dell’occhio sinistro. La madre mi disse che si erano recate in molte delle principali città, perfino in alcune capitali europee, nella speranza di trovarvi lo specialista che riuscisse a curare lo strabismo della figlia.

La bimba era un’accanita lettrice e possedeva molti libri. La sua memoria era stranamente buona. Altrettanto lo era la sua immaginazione. In buona luce, riusciva a leggere la decima riga della tabella di Snellen a più di venti piedi (mt 6). Quando la luce era scarsa e la sua vista veniva misurata servendosi di una tabella per lei nuova, ella era in grado di immaginare esattamente tutti i quattro lati di ciascuna lettera. Per esempio, la quarta lettera della quinta riga della tabella di controllo era una “E”. Quando la tabella veniva collocata alla distanza di trenta piedi (mt 9), non le riusciva di distinguere la lettera nella sua interezza.

Dopo aver chiuso gli occhi e averli coperti con il palmo di entrambe le mani (palming), ella immaginava che il lato sinistro della “E” fosse dritto. Quando invece lo immaginava curvo o aperto, si sforzava. Immaginava l’estremità superiore dritta e così pure quella inferiore e il lato destro aperto, come naturalmente era corretto. Quando uno dei lati veniva immaginato in modo sbagliato, la bambina si stava sforzando ed avvertiva un maggiore o minor disagio.

Mentre stava ancora praticando il palming, le fu chiesto di immaginare la quarta lettera della sesta riga. Riuscì ad immaginare il lato sinistro e l’estremità superiore della lettera sconosciuta dritti, aperti invece l’estremità inferiore e il lato destro. Immaginò che la lettera fosse una “F”, come effettivamente era.

Fu quindi messa alla prova con un testo in carattere diamond, mantenuto a circa dieci piedi (mt 3) dai suoi occhi, una distanza alla quale le era impossibile leggere le lettere. Quindi le venne chiesto di praticare il palming. Mentre lo eseguiva, le venne chiesto di immaginare la prima lettera della quarta parola sul quindicesimo rigo della pagina in carattere diamond. Con gli occhi chiusi e coperti, riuscì, senza sforzo, ad immaginare esattamente ognuno dei quattro lati che formavano una lettera “M”. Immaginò così perfettamente la lettera che fu in grado di immaginare anche le altre della stessa parola. La sua immaginazione venne allenata per un’ora, durante la quale ella immaginò correttamente varie righe della pagina in carattere diamond. Il risultato fu molto soddisfacente, in quanto lo strabismo scomparve da entrambi gli occhi e, due giorni più tardi, il sollievo fu evidente.

Per mezz’ora al giorno, per vari giorni e per varie settimane, la madre si assunse il compito di verificare la correttezza della sua immaginazione della stampa minuta, con il risultato che, trascorsi sei mesi, gli occhi della bambina erano ancora dritti. Il trattamento venne allora interrotto e, a distanza di cinque anni, i suoi occhi erano rimasti normali.

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CASO 2

Una ragazza di quattordici anni aveva all’occhio destro un visus di 3/200, mentre al sinistro 20/10. All’età di due anni, subì un intervento chirurgico al tendine del muscolo che faceva rivolgere internamente l'occhio destro. Si produsse una situazione instabile. A volte, l’occhio si storceva alla vecchia maniera, ma c’erano anche periodi duranti i quali l’occhio destro rimaneva dritto. I metodi di rilassamento vennero impiegati quotidianamente con efficacia e lo strabismo diminuiva al migliorare della vista.

Il metodo che le fu maggiormente d’aiuto si dimostrò quello di potenziare la vista dell’occhio ambliopico per mezzo della memoria o dell’immaginazione, alternativamente ad occhi chiusi e poi aperti, di una lettera vista perfettamente, con visus 20/10. La vista dell’occhio destro si rafforzò fino ad assestarsi sui 20/10. La paziente venne anche incoraggiata a immaginare la stampa minuta, posta a sei pollici (cm 15) di distanza dall’occhio destro. Quando riuscì a migliorare la vista degli oggetti posti a venti piedi (mt 6) e, in seguito, anche la sua capacità di leggere la stampa minuta a sei pollici, lo strabismo scomparve. I due occhi guardavano contemporaneamente lo stesso punto.

In casi del genere, la fissazione centrale, cioè vedere al meglio una lettera o un altro oggetto guardato, mentre tutti gli altri punti sono visti peggio, è un metodo efficace per curare lo strabismo e al tempo stesso migliorare la vista.

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CASO 3

Una paziente davvero straordinaria, una ragazzina di otto anni, venne curata più di quindici anni fa. Il visus dell’occhio destro era di 2/200, mentre quello dell’occhio sinistro era di 10/200. L’occhio destro era quasi sempre storto verso l’interno. La vista dell’occhio sinistro migliorò senza occhiali, alternandola al riposo degli occhi.

Si cercò di insegnarle come vedere meglio ciò che stava guardando. In breve tempo, ella acquisì l’abilità di mettere in pratica la fissazione centrale nel guardare le lettere più grandi. L’interesse della ragazzina aumentò quando si rese conto che i suoi occhi stavano meglio e anche la vista e lo strabismo miglioravano. Passò quindi a esercitare la fissazione centrale su lettere più piccole e su altri oggetti. Lo sforzo, reso evidente della contrazione dei suoi muscoli oculari, facciali e di altre parti del corpo, sparì. Con il miglioramento della vista e il venir meno dello strabismo, anche la sua voce acquistò una maggiore musicalità

Fu eccezionale l’abilità che acquisì nel praticare la fissazione centrale su lettere piccolissime e su altri oggetti. Mantenendo appoggiato un vetrino con uno striscio di sangue sulle ciglia dell’occhio destro, ella avrebbe affermato di vedere i globuli rossi, i globuli bianchi e le altre particelle microscopiche. Grazie alla fissazione centrale, fu capace di leggere tutte le lettera e le frasi di una riduzione fotografica della Bibbia.

Molte persone si lamentano di non riuscire a vedere il nero o a immaginare un punto nero per un tempo apprezzabile. Questa paziente, quando eseguiva il palming, riferiva sia di vedere il nero che di immaginare, con l’aiuto della fissazione centrale, anche i più piccoli punti neri, continuamente in movimento in uno spazio quasi equivalente alla loro stessa larghezza. Qualsiasi tentativo di vedere risultava sempre inefficace. La fissazione centrale permetteva di vedere oggetti lontani, fin dove era possibile immaginarli.

Questa paziente era in grado di produrre a volontà, consapevolmente e continuativamente, uno strabismo convergente dell’occhio destro con il sinistro dritto, oppure riusciva a mantenere l’occhio destro dritto, mentre il sinistro convergeva.

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CASI DI STRABISMO ALLA CLINICA

di Emily A. Bates

Tra le numerose lettere che riceviamo dai nostri corrispondenti ce ne fu una che attirò la mia attenzione. Mentre sono frequenti i resoconti del proprio caso da parte di miopi e di presbiti, i casi di strabismo sono meno numerosi. I pazienti che sono stati in cura per questo tipo di problema erano per la maggior parte bambini e ragazzi, di età compresa tra i due e i sedici anni, più raramente raggiungevano i diciotto. Di solito, i più grandi sono ragazzi delle scuole superiori. I casi di strabismo fra le ragazze in età scolare equivalgono a quelli riscontrabili tra i ragazzi, ma sono in prevalenza questi ultimi a rivolgersi a me per sottoporsi alla cura.

La lettera che colpì la mia attenzione fu quella di un uomo di circa quarant'anni con strabismo all’occhio sinistro. Quest’occhio era affetto anche da miopia, mentre il destro era ipermetrope. Nella sua lettera, l’uomo non aveva specificato tutto ciò, limitandosi a spiegare quanto gli fosse difficile svolgere il suo lavoro sotto lo sforzo costante dovuto ai problemi dei suoi occhi. Costui aveva sottoscritto l’abbonamento alla rivista “Better eyesight” e, dopo aver letto gli articoli sui casi di strabismo, raccolse coraggio a sufficienza per scrivere e chiedere aiuto. Per incominciare, non era in grado di pagare la terapia, né voleva essere curato per beneficenza. Aveva perso la moglie quando i suoi due figli erano ancora piuttosto piccoli. A causa di questo dolore, non aveva voluto in casa una governante che badasse sia a lui che ai bambini. I ragazzi vennero alloggiati in una pensione, ma non erano contenti e questo lo preoccupava. Tale agitazione provocava al pover’uomo una tensione mentale ancora maggiore.

Quando scrisse per la prima volta chiedendo aiuto, non ci fu possibile ammetterlo alla nostra clinica nell’ospedale di Harlem, poiché i pazienti residenti in altri distretti non venivano accettati. Per qualche tempo gli prestammo un po’ di assistenza e, in ogni lettera che ci scrisse, ci inviò un messaggio di riconoscenza per ciò che stavamo facendo per lui. Le persone che non si recano personalmente dal dott. Bates oppure da me non sono incoraggiate a sottoporsi a un trattamento per corrispondenza, perché risulta deludente né, con queste premesse, possiamo diagnosticare adeguatamente il singolo caso. Molti sono stati aiutati dalla sola lettura del nostro libro, ma, in genere, si tratta di casi di miopia e di presbiopia.

Perciò, per il trattamento, fissammo a questo paziente un appuntamento allo studio e, con il nostro aiuto, fu in grado di proseguire il suo lavoro, più facilmente e con minor sforzo. Poiché tutti i giorni era occupato dal suo impiego e inoltre abitava a quaranta miglia dalla città di New York, non poteva venire che una volta a settimana. Chiunque comprenda il tipo di cura praticata nei casi di strabismo, si renderà conto di quanto sia complicato ottenere progressi con un paziente in queste condizioni. Aveva un carattere suscettibile e sensibile all’eccesso, a causa dei problemi dei suoi occhi. Aveva evitato per anni di guardare in viso le parsone e, quando lo incontrai per la prima volta, nel rispondere alle mie domande, la sua voce tremava. Compresi che il suo problema principale era lo sforzo mentale. Stabilii che la prima cosa da farsi fosse parlargli con tono quanto più pacato e cortese possibile e verificare l’effetto prodotto. Era più semplice conversare tenendo i miei occhi chiusi e, senza aprirli, gli chiesi di fare altrettanto. Mi accorsi che parlare ad occhi chiusi produceva un effetto distensivo su di lui, in quanto il tono della sua voce si faceva più tranquillo e lui era contento che mi intrattenessi ad ascoltare i suoi problemi e le difficoltà che incontrava nel ricavarsi il tempo da dedicare alla cura dei propri occhi. Ora legge normalmente la stampa minuta a sei pollici (cm 15), nonostante, quando si presentò la prima volta per essere curato, la sua vista fosse molto indebolita. Anche la vista da lontano migliorò, divenendo solo occasionalmente normale. In clinica, sono stati trattati altri casi di strabismo, ma nessuno di essi ha avuto, in quanto non necessaria, l’attenzione da lui ricevuta. Il problema principale, che costituiva un vero scoglio lungo il percorso per ottenere un beneficio permanente in un tempo ragionevole, era lo sforzo mentale che costui aveva quasi in permanenza.

All’inizio della cura, quando indicavo una lettera della tabella di controllo posta a dieci piedi (mt 3), egli la vedeva e, se si dimenticava di battere le palpebre con regolarità oppure la fissava, essa spariva del tutto e la tabella gli appariva istantaneamente vuota. A causa della sua condizione mentale, fu necessario modificare, di volta in volta, i metodi di cura. Al principio la sua vista migliorò, ma poi sembrò perdere terreno e per un po’ non si fece vedere alla clinica. Quando tornò, in un primo momento, non riuscì nemmeno a parlarmi, né io fui in condizione di sottoporlo al trattamento, fin quando non smise di piangere, spettacolo davvero inconsueto per la nostra clinica.

E’ fantastica la determinazione e la maniera grandiosa nella quale alcuni dei nostri pazienti alla clinica si dedicano alla cura dei propri occhi. Pur avendo poco tempo a disposizione per se stessi, costoro, anche se di buon mattino oppure a notte inoltrata, riescono a ritagliarsi i momenti necessari ad eseguire quello che è stato indicato loro di fare. I pazienti della clinica dell’ospedale di Harlem sono avvantaggiati rispetto a quelli della nostra clinica, perché possono essere sottoposti alla cura tre volte alla settimana, ma, per poter venire, questo pover’uomo era costretto invece ad aspettare il sabato e, qualche volta, i suoi impegni lavorativi gli impedivano di rispettare perfino quest’unico appuntamento settimanale. Il giorno in cui era scoppiato a piangere, mi disse di aver meditato il suicidio e di essere stato quasi sul punto di realizzare il suo intento, quando si era ricordato della mia voce e di ciò che una volta gli avevo detto, vale a dire che, sebbene i suoi occhi fossero strabici, gli altri non se ne sarebbero accorti più di quanto egli stesso non ne fosse stato consapevole. Si era anche ricordato di quello che gli avevo detto circa l'essere un vile, non possedendo coraggio a sufficienza per affrontare adeguatamente la vita, e circa l’esistenza di altre persone meno fortunate di lui.

Spero che quanti hanno intrapreso il metodo Bates e lo stanno praticando con serietà, abbiano una particolare considerazione per un uomo del genere. Il suo stato non poteva guarire o migliorare fin quando non si fosse liberato della tensione e dello sforzo. Quando questo si verificò, egli migliorò stabilmente e ritornò per il trattamento saltuariamente. Attualmente, con ciascun occhio separatamente, è in grado di leggere i caratteri diamond a sei pollici (cm 15) e, con l'occhio sinistro, riesce a leggere la quindicesima riga della tabella di controllo posta a dieci piedi (mt 3). Solo in alcuni momenti è visibile lo strabismo.

Un altro caso di strabismo, presentatosi di recente, fu quello di una ragazzina di otto anni. Sembrò rispondere positivamente fin dall'inizio, solo per l'effetto di un sorriso. Quando la conobbi, sembrava una personcina molto seria che sorrideva di rado. Appena la salutai con un sorriso, dicendole che, se avesse collaborato, avrei potuto facilmente aiutarla, si sistemò comodamente nell'ampia poltrona su cui la feci accomodare e, dopo che le ebbi misurato la vista in lontananza e detto che chiudere gli occhi per riposarli le avrebbe fatto bene, ella obbedì. Il suo visus, esaminato il 24 novembre, era di 15/10 all'occhio destro e 15/100 al sinistro, che era l'occhio strabico. Il primo giorno, praticando l'oscillazione e il battito delle palpebre, la sua vista migliorò a 15/20, un progresso temporaneo. Un dottore, particolarmente interessato a questo caso, mi scrisse una lettera chiedendomi di accertare cosa si potesse fare per lei. Nella sua lettera, mi disse che gli occhiali non aiutavano, né miglioravano, il suo strabismo e che viveva gli obblighi scolastici come una punizione enorme, in quanto non riusciva a leggere alla lavagna.

Al principio del trattamento utilizzai una sola tabella di controllo, nera con lettere bianche. Chiudendo gli occhi, ricordando la sua bambola preferita e descrivendomi come fosse abbigliata, la sua vista delle lettere più piccole della tabella migliorò notevolmente. Anche spostare lo sguardo, mentre era seduta al suo posto, guardando prima la parete vuota e poi la tabella di controllo, contribuì a farne progredire la vista. Suo padre, che stava assistendo, osservò quanto le si raddrizzassero gli occhi, mentre spostava lo sguardo dal muro alla tabella.

Di proposito, senza effettuare lo spostamento, le feci fissare le lettere della tabella e subito il suo occhio si girò all'interno, nella posizione che aveva nel momento in cui, per la prima volta, avevo misurato la sua vista. Spiegai a suo padre cosa fare a casa per continuare ad occuparsi degli occhi della figlia e la nostra ragazzina se la cavò benissimo anche quando, da un giorno all'altro, non si fece più viva e la perdemmo di vista per qualche tempo. Quando ritornò, aveva conservato la vista più acuta di cui aveva fatto sfoggio con la cura precedente e, di nuovo e con molto impegno, intraprese il lavoro sui suoi occhi. Di tanto in tanto, la sua sorellina, di qualche anno più piccola, la accompagnava e imparava come aiutarla a casa. Registrammo i suoi progressi, non con la regolarità che avremmo desiderato, ma in maniera sufficiente a convincerci che, a casa, eseguisse il necessario. All'ultima visita, lesse tutta la tabella, alla distanza normale di 10/10 e, durante la lettura, entrambi gli occhi restarono dritti.

Quando curiamo questo tipo di casi, non ribadiamo mai abbastanza che usare, per un certo periodo di tempo ogni giorno, il solo occhio debole, quello con lo strabismo, mentre il migliore è coperto da una benda, costituisce un beneficio e riduce lo strabismo stesso. So bene che i bambini non gradiscono indossare una benda, perché a nessuno piace coprire l'occhio dalla vista buona, mentre, per un certo tempo, si richiede all'occhio sottoposto alla cura di cavarsela da solo. Inizialmente la benda dovrebbe essere indossata per cinque minuti al giorno, quindi, progressivamente, per periodi sempre maggiori, fin quando il paziente riesce a indossarla in permanenza. La tabella di controllo andrebbe sempre letta, al mattino e alla sera, prima con entrambi gli occhi e poi con l'occhio debole, coprendo quello migliore. Non sono riuscita a trovare nulla che aiuti più del dondolio lungo, che può essere eseguito dal paziente cinquanta o cento volte, sia al mattino che a sera. Dopo il dondolio lungo, in genere faccio ridurre al paziente l'ampiezza dell'oscillazione, in modo da poter leggere sulla tabella una lettera alla volta e poi oscillare il corpo verso sinistra o verso destra, a seconda di ciò che si dimostra più proficuo per il paziente stesso. Se l'occhio destro si rivolge all'interno, è meglio oscillare a destra e poi verso la tabella di controllo, collocata proprio di fronte al paziente. In questo modo gli occhi si muovono simultaneamente nella stessa direzione e, mentre si prosegue nell'oscillazione e nella lettura della tabella, non c'è strabismo. Durante la lettura della tabella e l'esecuzione del semidondolio, appena lo strabismo è di nuovo visibile, è meglio avvicinare un po’ la tabella, in una posizione in cui il paziente possa leggere con minor sforzo. Lo strabismo diminuirà e il paziente potrà allenarsi meglio, senza alcun disagio.

Il motivo per cui la cura, in alcuni casi di strabismo, si protrae più a lungo è l'insufficienza del tempo che quotidianamente il paziente dedica al trattamento domestico. I casi di strabismo, sia negli adulti che nei bambini, richiedono non solo la supervisione, ma anche l'incoraggiamento di chi ha avuto in sorte una buona vista. Al di fuori del nostro studio o nelle proprie abitazioni, nessuno con vista imperfetta dovrebbe tentare di aiutare questi casi, perché non vi riuscirebbe. Lo sforzo inconsapevole, evidente quando la vista è imperfetta, finisce con l'aggravare lo sforzo dei soggetti con strabismo sottoposti a cura.

Non si solleciterà mai abbastanza il paziente a battere spesso le palpebre e ad eseguire il dondolio lungo al mattino e alla sera, come consigliato spesso dal dr. Bates nei suoi articoli su questa rivista, possibilmente per cento ripetizioni successive, almeno due volte al giorno. Eseguendo il dondolio lungo, entrambi gli occhi si muovono contemporaneamente e, in tal modo, sono entrambi dritti. Ogni giorno bisognerebbe osservare per quanto tempo, durante il trattamento, gli occhi rimangono dritti. Se, di giorno in giorno, esso aumenta, anche solo di pochi minuti, il paziente noterà ben presto il miglioramento e ciò lo incoraggerà ad intensificare la pratica.

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AVVISI

Il dott. Bates desidera presentare gli allievi che hanno recentemente completato i corsi di formazione e sono autorizzati a praticare il metodo Bates:

Miss Mary E. Wilson,
2538 Charming Way,
Berkeley, Calif.

Miss Wilson è la direttrice della scuola femminile "Anna Head" di Berkeley ed ha intenzione di introdurre nella scuola il metodo per la prevenzione e la cura della vista imperfetta dei suoi allievi.

Mr. Harold E. Ensley,
112 West 104th Street, Tel. Academy 6941,
and 45 W. 45th Street, New York City, Tel. Regent 9483.

Mr. Ensley è stato studente all'Università di Princeton.

Siamo venuti a conoscenza che gruppi di persone, senza alcuna relazione con il dott. Bates, hanno intenzione di pubblicare un periodico dal titolo “Better Eyesight”. Vogliamo precisare che qualunque utilizzo di questo titolo non è autorizzato dal dott. Bates o dalla casa editrice Central Fixation e qualsiasi rivista così denominata, ad eccezione della presente, non è pubblicata nell’interesse del Metodo Bates. Il titolo “Better Eyesight” è protetto da usi illegali.

Desideriamo comunicare che, da luglio in poi, si dovrà aumentare il prezzo dei volumi rilegati delle annate di “Better Eyesight”. Il prezzo attuale è di 3 dollari al volume e cominciano dall’annata 1923. Essi raccolgono molte informazioni preziose e vorremmo suggerire ai lettori di procurarsi il volume, o i volumi desiderati, prima del loro rincaro.

Desideriamo informare i sottoscrittori dell’abbonamento alla nostra rivista che la pubblicazione di “Better Eyesight” cesserà dopo il numero di Giugno 1930, per consentire al dottor Bates e alla signora Bates di dedicare più tempo alla stesura di un nuovo libro, che illustri esclusivamente la terapia, per il quale, durante lo scorso anno, c’è stata una grandissima richiesta. Comunque, continueranno ad accettarsi ordini d’acquisto per le prossime restanti uscite. Preghiamo tutti coloro che gradiscano essere avvisati della pubblicazione di nuovi libri, di inviarci cortesemente il proprio recapito, che verrà incluso nel nostro archivio.

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Il dottor W.H.Bates
La prevenzione nelle scuole