Better Eyesight - Novembre 1929 - N. 5





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Traduzione realizzata in esclusiva per www.metodobates.altervista.org

MIGLIORATE LA VOSTRA VISTA

Quando le circostanze sono adatte, eseguite il dondolio lungo. In posizione eretta, con i piedi distanziati di circa un piede (cm 30), ruotate il corpo a destra e, contemporaneamente, sollevate il tallone del piede sinistro. La testa e gli occhi si muovono con il corpo. Quindi poggiate il tallone sinistro a terra e ruotate il corpo a sinistra, sollevando il tallone del piede destro. Alternate i movimenti.

Riposate ripetutamente gli occhi, battendo le palpebre. Nell'occhio normale questo battito di ciglia si verifica irregolarmente, ma con continuità. Quando ne avete l'opportunità, battete le palpebre nel modo seguente: contate irregolarmente e battete gli occhi ad ogni numero. Eseguendo consapevolmente questa procedura nella maniera corretta, col tempo essa diventerà un'abitudine automatica.

Quando la mente è sveglia, pensa a molte cose. Queste possono essere ricordate o immaginate perfettamente e ciò costituisce un riposo per gli occhi, per la mente e, più in generale, per il corpo. Il ricordo della vista imperfetta andrebbe evitato, poiché costituisce uno sforzo e indebolisce la vista.

Due volte al giorno o più spesso, quando vi è possibile, leggete la tabella di Snellen, alla distanza di 20 piedi (mt 6), con ciascun occhio separatamente. Immaginate gli spazi bianchi interni alle lettere più bianchi del resto della tabella. Guardando la tabella di Snellen, ponetevi l'obiettivo di riuscire ad immaginare gli spazi bianchi contenuti nelle lettere esattamente dello stesso bianco che riuscite a visualizzare ad occhi chiusi.

Ogni volta che potete, chiudete gli occhi per pochi minuti e riposateli.

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L'AMBLIOPIA

del dott. W.H. Bates

Quando la vista è debole e gli occhiali non la migliorano istantaneamente, il motivo, in genere, va fatto risalire all'ambliopia. Il termine ambliopia significa cecità . Nell'ambliopia la vista più debole è quella dell’area centrale. Non si può avere vista imperfetta senza avere al tempo stesso una certa quantità di indebolimento visivo che coinvolge le altre parti del campo. Sembra strano che la parte più sensibile della retina possa diventare cieca, mentre altre parti hanno una vista discreta, che è, nei fatti, migliore di quella ottenuta per il funzionamento del centro della vista.

In alcuni casi di ambliopia, non si è capaci nemmeno di contare le dita. In molti altri, non c'è percezione della luce, eppure, strano a dirsi, i casi più avanzati spesso vengono risolti altrettanto velocemente di altri, in cui la vista è solo lievemente indebolita. In alcuni casi di ambliopia, la vista può essere scarsa su distanze di quindici o venti piedi (mt 4,5-6), può essere ugualmente ridotta a sei pollici o anche più vicino (cm 15), mentre può essere pressappoco normale a dieci piedi (mt 3).

Nella maggior parte dei casi di ambliopia il campo visivo è solitamente molto ridotto. Qualche volta lettere, guardate alla distanza di quindici piedi (mt 4,5), sembrano rosso sangue, mentre altre lettere, lontane tre piedi (mt 1), possono sembrare marroni o con una sfumatura di verde o di altro colore. Variando la distanza, la percezione dei colori differisce molto. Quando la tabella è posta a quindici piedi (mt 4,5) o più lontano, il rosso può sembrare verde - il giallo può sembrare blu.

Per molti anni, la cecità ai colori è stata in genere considerata incurabile, ma poiché, di solito, è riscontrabile unitamente all'ambliopia, il trattamento che favorisce o migliora la vista senza occhiali, risulta giovevole anche per la cecità ai colori. E' vero anche il contrario, quando la cecità ai colori migliora, anche l'ambliopia diminuisce.

Poiché è vero che fissare lo sguardo e concentrarsi provoca vista imperfetta, ogni trattamento che allevi lo sforzo nei casi di ambliopia e di cecità ai colori, dovrebbe sempre migliorare la vista o la visione. Molte vite umane si sono perse, in conseguenza di una sopravvenuta cecità ai colori. Un paziente dalla vista imperfetta, che era entrato in collisione con un'altra automobile mentre era alla guida della sua vettura, fu accompagnato nel mio studio dal suo medico di famiglia. Quando gli misurai la vista con la tabella di Snellen, la trovai normale.

Il paziente era notevolmente sconvolto e mi disse, a sua discolpa: "Dottore, non ho proprio visto quell'automobile". Ci volle un bel po’ di tempo per dimostrare che il paziente aveva acquisito un'ambliopia ad un grado così elevato da non riuscire, effettivamente, a vedere l'altra autovettura, ma la cecità era durata per un tempo talmente breve che non fu cosa facile provare che fosse stato colpito da un attacco di cecità temporanea o di ambliopia.

Questo fenomeno si è verificato molto spesso nei macchinisti ferroviari che, dopo un incidente, hanno affermato di aver avuto improvvisamente un breve momento di accecamento, durante il quale non avevano visto le segnalazioni di pericolo.

Un paziente, un capitano marittimo, mi disse di essere convinto che, per la sicurezza propria e dei suoi passeggeri, avrebbe dovuto dimettersi dal suo incarico, perché colpito, con frequenza sempre maggiore, da attacchi di vista imperfetta dovuti all'ambliopia. A volte la sua vista era ottima e non incontrava alcuna difficoltà nel vedere il faro sulla costa, a molte miglia di distanza, ma, ultimamente, aveva avuto attacchi di cecità tali da non consentirgli di riconoscere gli ufficiali e i marinai sulla sua imbarcazione.

Negli ultimi anni, la popolarità dell'aereo si è accresciuta. Di tanto in tanto si legge la cronaca di un apparecchio precipitato al suolo, con bilancio di molte vittime, a causa di attacchi di cecità improvvisa subiti dai piloti. Una volta un aviatore venne da me per trovare sollievo. Mi disse che, parecchi anni prima, era stato molto preoccupato per il funzionamento del suo velivolo. L'aereo aveva cominciato a precipitare, ma, prima di impattare al suolo, aveva ripreso quota. In realtà, nel primo momento egli aveva proprio perso il controllo dell'apparecchio, pur conservando la convinzione che sarebbe riuscito a governarlo nuovamente. Dopo un mese e più di riposo, ebbe ancora attacchi di cecità temporanea che, sebbene non particolarmente duraturi, gli procurarono altre difficoltà nel pilotare. Gli venne detto che la causa di questi attacchi improvvisi di cecità era lo sforzo oculare. Tale sforzo venne trattato con i metodi consueti e con risultati talmente buoni da permettergli di guidare a lungo, senza ulteriori crisi di cecità istantanea. Una volta mi disse che, se si prendeva la briga di attenersi ai metodi di rilassamento, questi momenti di cecità non avevano luogo. Si era convinto che detti metodi prevenissero l'ambliopia e la perdita di controllo mentale.

Ci sono episodi nei quali questi attacchi di ambliopia con cecità ai colori hanno pregiudicato il lavoro di alcuni artisti. Un ritrattista riferì di un attacco di cecità temporanea verificatosi durante lo svolgimento della sua attività. A volte, dopo essersi applicato al lavoro per un tempo consistente, si accorgeva di doverlo cominciare daccapo, in conseguenza degli effetti determinati da attacchi di ambliopia e di cecità ai colori.

In un altro caso, ad intervalli irregolari, un chirurgo molto noto era soggetto ad attacchi di cecità così assoluta, da non lasciargli alcuna percezione della luce. Queste crisi lo preoccupavano moltissimo, in quanto temeva, nel praticare interventi chirurgi d'urgenza oppure rischiosi, che, proprio nel corso di essi, sopravvenisse un attacco improvviso di cecità, che avrebbe potuto interferire gravemente con il suo lavoro.

Tutti i neurologi consultati dal chirurgo gli dissero che rischiava l'infermità mentale e che, se non si fosse preso un lungo periodo di riposo, avrebbe potuto trovarsi, senza preavviso, cieco e folle. Ognuno degli oftalmologi da lui sentiti gli aveva prescritto un paio di occhiali diverso, ma nessuno di essi gli aveva procurato alcun sollievo. Non solo era soggetto ad attacchi di cecità, ma era anche infastidito da illusioni visive.

Alla sua prima visita, non accennò all'ambliopia, ma disse di avermi contattato perché facessi qualcosa per i suoi occhi. Aveva numerosi sintomi di malessere e sarebbe stato molto in obbligo verso di me se lo avessi curato. Mentre esaminavo gli occhi con l'oftalmoscopio e cercavo di individuare il trattamento che avrebbe migliorato la sua vista, mi accorsi che era affetto da ambliopia. Gli spiegai quindi che il motivo dell'indebolimento della sua vista e degli attacchi di sdoppiamento delle immagini era riconducibile a questa patologia. Da lì scaturì un'accesa battaglia. Il dottore era profondo conoscitore della fisiologia ottica e, fin quando non si fosse convinto delle mie ragioni e dei suoi torti, non mi avrebbe assecondato nel sottoporlo a trattamento.

Disse che, quando si trovava nel suo studio, dove sapeva esserci una sola lampada, ne vedeva due, tre o quattro. In alcuni casi le immagini erano disposte l'una sull'altra e la loro distanza variava entro limiti molto ampi. Disse che, comunque, la peggiore illusione da cui era affetto era quella che gli faceva vedere le mani o i piedi raddoppiati e qualche volta anche in multipli maggiori. La forma delle doppie immagini era varia: alle volte un'immagine risultava quattro o cinque volte più grande dell'altra, in altri casi le immagini doppie si disponevano verticalmente oppure in senso obliquo. Quando costui guardava la tabella di Snellen appesa nel mio studio, la linea inferiore si sdoppiava e ogni riga gli appariva di un colore diverso. Con l'aiuto della fissazione centrale quella illusione sparì e non tornò nemmeno in seguito.

Per accontentare il chirurgo, gli esaminai ripetutamente gli occhi con l'oftalmoscopio e, ogni volta, gli assicurai che erano a posto e che, in nessuno dei due, c'era nulla che potesse giustificare le illusioni da cui era afflitto. Queste non derivavano da alcuna malformazione interna al bulbo oculare, ma erano immaginarie. Fu molto colpito quando gli dissi come fare per produrre volontariamente, ogni volta che lo desiderasse, delle illusioni visive. Scoprì che, per riuscirvi, era necessario compiere uno sforzo e, avendo appreso la causa del suo problema, gli risultò più semplice risolverlo, sbarazzandosi dello sforzo stesso.

Questo dottore aveva partecipato alla Guerra Mondiale e, quando rimpatriò, venne al mio studio e mi ringraziò per ciò che avevo fatto per lui. Disse che non aveva più avuto nemmeno un attacco di cecità temporanea a causa della fissità dello sguardo, dello sforzo o dell'ambliopia, in quanto, conoscendo l'origine del suo problema, era stato anche in grado di prevenirlo.

Il grosso errore, perpetrato negli ultimi cento anni o più, è stato quello di ignorare l'ambliopia. E' sconcertante accorgersi di quanti siano i dottori che non ne comprendono l'estrema importanza. Di anno in anno, grazie ai metodi di rilassamento, i pazienti affetti da ambliopia sono stati sottoposti efficacemente a trattamento nel mio studio. Alcuni medici hanno sostenuto perentoriamente che l'ambliopia è congenita, dando credito a questa tesi così fermamente e prolungatamente, da rendere titubanti nel curarla quasi tutti gli altri dottori, i quali tuttavia si dimostravano ben lieti che qualcun altro prendesse in cura questi casi.

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L'AMBLIOPIA

di Emily A. Bates

Poiché, in questo numero, l'articolo del dr. Bates è sull'ambliopia, ritengo che sia per me l'occasione adatta a raccontare alcuni casi interessanti di cui mi sono occupata.

Nel 1912, quando cominciai ad assistere il dott. Bates nel suo lavoro sperimentale al Laboratorio di fisiologia dell'Università di Medicina e Chirurgia di New York, non avevo la minima idea che sulla cura della vista imperfetta senza occhiali ci fosse tanto da imparare. Quando conobbi meglio il lavoro del dottore, si accrebbe il desiderio di saperne di più. Lo assistevo ogni giorno. Osservarlo nei suoi esperimenti con gli animali (realizzati sempre subito dopo il loro decesso) era molto interessante e spesso gli studenti che stavano conducendo altri lavori sperimentali in quello stesso Laboratorio, si interrompevano per il tempo necessario a seguire il dott. Bates mentre svolgeva le sue ricerche e perveniva a nuove scoperte.

All'epoca ero molto fiera di affiancarlo al termine del nostro lavoro allo studio, ricavandoci un'ora di tempo, sia prima dell'inizio dell'orario di ambulatorio, sia a conclusione di esso. C'erano momenti in cui questa occupazione mi sembrava così sfiancante, da sentirmi incapace a proseguirla, non fosse altro che per un giorno ancora. Prima che mi offrissi come collaboratrice, c'erano stati dottori che avevano provato ad affiancarlo fino al completamento della sua attività sperimentale, ma a tempo debito, uno alla volta, furono costretti a rinunciarvi, sia perché non riuscivano a sottrarre tempo sufficiente da quello dei loro studi, sia per altri motivi.

Il dott. Bates è sempre stato un grande lettore e aveva studiato tutti i libri scritti dai più illustri specialisti dell'occhio, ricavandosi, in qualsiasi frangente, il tempo necessario per praticare altre ipotesi ed esperimenti, perfino quando svolgeva la sua attività professionale. Mentre gli altri dottori si assentavano durante i mesi estivi, godendosi il riposo dal loro lavoro, il dott. Bates, che all'epoca non credeva alle vacanze, si ritrovava, in quei periodi, ad essere l'unico medico a condurre un'attività sperimentale al laboratorio. Talvolta il professor Lee, che in cuor suo aveva fiducia nel lavoro del dott. Bates e anche considerazione per la sua capacità nel fare ciò che non riusciva agli altri medici, si tratteneva per vedere come procedesse il suo lavoro sperimentale.

L'ambliopia non insorge solo negli essere umani, ma anche negli animali. Chiunque sia scettico, può chiedere al custode di uno zoo come si comporti un animale in cattività, quando si trova in stato di tensione. Gli animali, che durante i mesi invernali sono stati tenuti al coperto perché non sono in grado di sopportare i rigori del freddo, all'arrivo della primavera, quando vengono per la prima volta trasferiti all'aria pura degli spazi esterni, vagano tutt'intorno quasi alla cieca. Alcuni fra essi si scagliano contro le alte inferriate che impediscono loro la fuga e, per qualche momento, nemmeno si rendono conto di cosa si tratti. Dopo un po’, quando prendono confidenza con il nuovo ambiente e con la diversa luminosità, la loro cecità temporanea si dilegua e, se nei paraggi c'è qualcuno esperto nell'uso del retinoscopio, si accorgerà che non c'è nulla che non vada all'interno dei loro occhi.

Avendo avuto l'opportunità di essere accanto al dott. Bates nei giorni delle sue sperimentazioni, divenni capace di comprendere cosa non funzionasse nella vista degli scolari, anche quando, in apparenza, non si riscontrava alcun mutamento organico della retina. Condussi, tutta da sola, uno studio specifico per la cura dei loro occhi e scoprii quanto segue.

In genere, prima di entrare in una classe, i bambini di famiglia indigente hanno solo una pallida idea, o non la posseggono affatto, di cosa sia l'attività scolastica. Quando arriva il momento in cui la madre deve iscrivere il suo bambino alla scuola pubblica, per lo più ella ignora cosa ci sia nel cuore o nella mente di quel bimbo. Egli è stato abituato a piccoli intervalli quotidiani dedicati al gioco per strada, e, nel tempo rimanente, si sentiva felice e a proprio agio in quell'ambiente circoscritto definito casa. Di solito, quando ci sono visite, i bambini si intimidiscono. Alcuni di essi, senza motivo apparente, diventano suscettibili e qualche volta vengono puniti proprio per questa ragione. La madre non si rende conto che lo sforzo della mente scaturisce dal maggiore o minore gradimento dell’ospite da parte del bambino. Animali domestici, quali cani o gatti, che sono abituati ai membri della famiglia, di solito, quando arriva un estraneo, scappano a nascondersi. Non ci vuole molto a innescare una tensione mentale e, quando la mente è sotto sforzo, si determina sempre uno sforzo oculare.

Quando un bambino è introdotto nell'ambiente vasto di una scuola, si sente proiettato in un altro mondo. Incontra bambini che gli sembrano diversi da quelli frequentati in precedenza. Affronta un insegnante che fa del suo meglio per diventare una figura familiare, a volte, però, senza riuscirci. Vede la mamma che lo affida a persone che non ha mai incontrato prima di allora. Tutte queste difficoltà devono essere superate e non sempre ciò si verifica con rapidità.

Dopo poco sopraggiungono le prove. I bambini ben presto debbono leggere le scritte alla lavagna. Quando lo scolaro non riesce a farlo, si deduce che la sua vista è imperfetta e che sono necessari gli occhiali. La vista viene controllata con la tabella di Snellen e si scopre che non rientra nella norma. (Perfino il timbro della voce della persona che effettua il controllo della vista esercita un influsso sulla mente del bambino). In seguito, la madre riceve una comunicazione con cui si avverte che il bambino ha bisogno di occhiali. In alcune scuole tutto ciò si verifica ancora adesso, in altre invece non avviene. Ho trovato che molte scuole adottano il metodo Bates, anche senza definirlo tale. Per molti anni, le scuole del New Jersey lo hanno applicato efficacemente e, sebbene sia stata interrotta come pratica giornaliera, moltissimi bambini erano stati beneficiati dall'uso della tabella di Snellen. Nelle principali città degli Stati Uniti, come pure in Germania, Sud Africa, Gran Bretagna, Svizzera e Spagna, il metodo Bates si continua ad applicare. Se si indicasse ai bambini cosa fare prima di cominciare i propri studi, si potrebbe prevenire una grossa quantità di tensione oculare. Spiegando al bambino quanto sia fondamentale non sforzarsi per vedere meglio, l'ambliopia potrebbe essere prevenuta. Battere le palpebre senza regolarità, ma spesso, è qualcosa compiuto dalla totalità delle persone che non hanno problemi con i propri occhi. Analogamente gli animali battono spesso i loro occhi, sebbene, come sappiamo, non ne siano consapevoli. Quando si battono le palpebre in modo corretto, gli occhi si muovono ed è raro che, nelle persone che hanno questa abitudine, si riscontri l'ambliopia.

Nel numero di ottobre della rivista "La buona gestione domestica" c'è un articolo dal titolo "Un nuovo compito per le scuole pubbliche" di Elizabeth Frazer. La sua descrizione dei bambini intenti a studiare ai loro banchi parla dello sforzo della mente e, parimenti, di quello dell'occhio. Nell'articolo si legge quanto segue: "Qual è il problema di questi bambini? Cosa provoca i loro insuccessi scolastici? Cosa si può fare per aiutarli? Gli educatori più all'avanguardia cominciano a porsi queste domande e vogliono prevenire i fallimenti". Io sono in grado di spiegare come fare, poiché, per un bel po’ di anni, sono stata con gli scolari e li ho aiutati nel loro percorso, semplicemente potenziandone la vista fino alla normalità. La vista di tutti gli scolari indisciplinati andrebbe controllata ogni giorno con la tabella di Snellen. Posso dimostrare, se mi si dà l’opportunità con un gruppo di questi ragazzi, che ognuno di loro è soggetto a tensione oculare. Posso far verificare che, quando lo sforzo degli occhi viene completamente alleviato, riposandoli, l'intelligenza dei bambini migliora. Non solo il bambino trae beneficio dal metodo ideato dal dott. Bates per ridurre la tensione oculare, ma anche la madre è sollevata da un grosso problema e l'insegnante riesce a impartire le lezioni con minor sforzo. Sono disponibile in qualunque momento ad un incontro e accoglierò con piacere chiunque sia sufficientemente interessato da consentirmi di fornire il mio aiuto nel migliorare la vista difettosa degli scolari.

Nel corso dei nove anni di lavoro clinico condotto con il dott. Bates nell'ospedale di Harlem, proprio qui nella città di New York, giunsero da noi molti casi analoghi a quelli descritti da Elizabeth Frazer, affinché prescrivessimo loro gli occhiali. Nel mio libro "Storie dalla clinica" ho scritto di un caso di strabismo, o occhi incrociati. Questo caso specifico era quello di un piccolo ragazzo mulatto che aveva quattro anni quando, accompagnato dalla nonna, arrivò per la sua prima visita. Poiché non solo era indisciplinato, ma anche distruttivo, non era stato accettato nel giardino per l'infanzia. Era sgradito nella sua stessa casa, dove era nato un altro bambino, la cui sicurezza era messa a rischio dalla sua aggressività. Quando era colto da crisi eccezionali di nervosismo, si comportava esattamente come una persona cieca, pur non essendolo. Questa è l'ambliopia.

Per poter concludere qualcosa con questo ragazzino, dovetti ricorrere a molta pazienza. Il suo occhio destro si volgeva all'interno, verso il naso, in modo così accentuato che a stento se ne vedeva l'iride. Si può facilmente immaginare lo sforzo mentale provocato nel bambino da questa condizione. Gli erano stati prescritti gli occhiali, ma, con l'indole che si ritrovava, come sarebbe stato possibile impedire che andassero in frantumi? Questo ragazzetto si rifiutò di portarli fin dal primo momento. Il medico di famiglia non sapeva cosa fare, perché fisicamente sembrava tutto a posto e non si comprendeva quindi come poter intervenire sulla sua condizione mentale. La nonna aveva sentito parlare del dott. Bates e del suo metodo di rilassamento per alleviare la tensione e lo sforzo oculare da una mamma che gli aveva portato in cura per lo strabismo il proprio figliolo.

Quando, poco per volta, riuscii a convincere il ragazzo, dovemmo inscenare un gioco di ruolo. Mentre lui teneva gli occhi chiusi, ci trasferimmo nella terra delle finzioni fantastiche. Durante la terapia, anch'io fui costretta a chiudere frequentemente gli occhi, perché egli riusciva a innescare uno sforzo, oltre che nei suoi occhi, anche nei miei. Fu l'unico modo che trovai per curarlo e ottenere risultati. Tutte le volte che lo sottoponevo a trattamento, la nonna osservava da vicino e, quando lo assisteva a casa, mi imitava come meglio poteva. Quando la vista dell'occhio destro migliorò nella lettura della tabella di controllo, l'occhio stesso si rafforzò ed egli manifestò minor nervosismo. Frequentò la clinica con regolarità, tre giorni a settimana, per alcuni mesi e, dopo ogni trattamento, diventava sempre più paziente ed eseguiva ciò che gli dicevo di fare.

Ogni volta che gli controllavo la vista alla tabella, prendevo nota del miglioramento ottenuto e così faceva anche la nonna. Non sempre egli si atteneva a quanto detto, ma si constatò un netto cambiamento in meglio, nel tempo adeguato, e, in seguito, lui e la nonna per un po’ non vennero più alla clinica. Per un anno, non seppi nulla di loro, ma, quando fecero ritorno, mentre egli mi parlava, nemmeno lo riconobbi. Entrambi gli occhi erano dritti e la sua vista, controllata alla tabella, era normale. La nonna lo aveva accompagnato per consentirmi di verificare il miglioramento del suo ragazzino e fui stupita nel constatare il cambiamento del suo atteggiamento, nei confronti sia miei, sia della nonna. Costei lo aveva aiutato per un'ora ogni giorno, utilizzando la tabella di controllo come le avevo indicato. Nel frattempo, egli era tornato a casa con la sua mamma ed aveva ripreso a frequentare la scuola.

Un ragazzo di quindici anni mi venne indirizzato da una paziente che era stata curata e guarita dal dott. Bates. Questa paziente era Mrs. H. D. Messick di Cleveland nell'Ohio, che aveva svolto un'intensa attività benefica nell'alleviare lo sforzo oculare degli scolari appartenenti ai ceti più indigenti. Aveva sentito parlare di questo ragazzo, il cui occhio sinistro era quasi completamente cieco, mentre il destro aveva un visus di 10/30. Il miglior specialista degli occhi del Middle West giudicò insanabile l'occhio sinistro e, per evitare di perdere completamente anche l'altro occhio, lo ammonì di non restare mai senza occhiali. L'occhio quasi cieco fu esaminato con l'oftalmoscopio e non si riscontrò alcun problema né alla retina, nè al nervo ottico o in altre sue parti; tuttavia egli non riusciva a vedere nulla.

Questa è una forma di ambliopia o cecità senza causa apparente. Il paziente – e altrettanto il dottore – ignora quale sia il problema, eppure egli non riesce a vedere. Per parecchi anni, questo ragazzo aveva cercato di affinare le proprie capacità artistiche, realizzando raffigurazioni di navi, ma le riproduceva sempre in modo impreciso, non essendo in grado di vederle perfettamente. Aveva molta familiarità con la paziente guarita dal dott. Bates e, quando venne a conoscenza di ciò che era stato fatto per lei, si impegnò ad eseguire tutto quello che gli venisse suggerito, se avesse potuto trarne lo stesso beneficio ottenuto da costei. Disse che, se solo avesse salvato la vista di un occhio, non gli sarebbe importato granché della perdita dell'altro, per il quale l'eminente specialista che aveva diagnosticato come definitiva la sua cecità apparente, non aveva espresso alcuna speranza.

La prima volta che cominciai a sottoporlo al trattamento, la sua mente era in preda a tutti questi pensieri. Quando si accorse di quanto velocemente migliorasse la vista dell'occhio cieco, si mise sotto con il metodo Bates, come nessun altro ragazzo affidato alla mia supervisione aveva mai fatto in precedenza. Migliorò costantemente, inviandomi resoconti puntuali, fin quando la visione dell'occhio debole si fu normalizzata. Risultato ottenuto con l'aiuto e l'incoraggiamento che egli ricevette da Mrs. Messick. Gli insegnanti sapevano che aveva portato gli occhiali e, quando si presentò a scuola senza di essi, cercarono di convincerlo ad indossarli, ma egli non volle e disse che essi furono elettrizzati nell'osservare il miglioramento, non solo della sua vista, ma, in generale, di tutto il lavoro scolastico che egli svolse sotto la loro supervisione. Mi inviò un quadro di una nave che aveva disegnato dopo che la sua vista si era normalizzata. "E' perfetto come potrebbe esserlo ogni disegno" esclamò il dott. Bates quando lo ebbe visto.

Ciò che è stato fatto per un ragazzo, può essere fatto per gli altri che hanno bisogno di aiuto, come Elizabeth Frazer ha esposto così bene nel suo articolo.

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AVVISO

Di recente il dott. Bates e la Central Fixation Publishing Company hanno ricevuto numerose lettere da persone che sono state sottoposte inefficacemente a trattamento da praticanti che non hanno frequentato il corso di formazione del dott. Bates e non capiscono nulla del metodo.

Il dott. Bates impartisce un corso di addestramento a dottori, insegnanti, infermieri e altri che desiderino esercitare professionalmente il suo metodo. Al termine del corso, gli allievi riceveranno un certificato che li autorizza a portare la propria assistenza ad altri, applicando il metodo Bates. Coloro che desiderino ulteriori informazioni possono richiederle scrivendo direttamente al dott. Bates, al n. 18 Est della 48a Strada, New York.

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DOMANDE E RISPOSTE

DOMANDA - Ho un problema di cataratta. Devo coprire l'occhio sano mentre mi alleno?
RISPOSTA - Pratichi con entrambi gli occhi insieme, fin quando la vista diventa normale. In seguito, copra l'occhio buono e migliori la vista di quello debole.

DOMANDA - Quando sto cercando di vedere una cosa, essa poi arriva, ma gli occhi incominciano a bruciarmi e allora batto le palpebre e la perdo. Cosa posso fare per superare questo inconveniente?
RISPOSTA - Il battito delle palpebre può essere eseguito adeguatamente, ma anche in maniera scorretta. L'occhio normale batte le palpebre spesso e con facilità. Lo sforzo è sempre accompagnato dallo sguardo fisso. Stando in piedi e oscillando da un lato all'altro, in modo che l'intero corpo, la testa e gli occhi si muovano all'unisono, si riduce la fissità.

DOMANDA - Cosa determina l'arrossamento e la sensazione di bruciore degli occhi anche quando ci si è sottoposti ad abbondante esposizione al sole? In queste circostanze, si dovrebbe proseguire con la terapia solare?
RISPOSTA - Si sottoponga di frequente al trattamento con il sole, per cinque o dieci minuti alla volta ogni giorno, aumentando la durata dell'esposizione, fin quando gli occhi si saranno adattati. Gli occhi dovrebbero ricevere sempre beneficio da questo trattamento e ci si dovrebbero sentire sempre rilassati. Quando l’esposizione è eseguita nella maniera opportuna, il rossore e il bruciore dovrebbero scomparire in breve tempo. Se gli occhi non traggono beneficio, ciò indica che, mentre ci si sottopone al trattamento, si sta compiendo uno sforzo. Alterni il trattamento solare con il palming o con la chiusura degli occhi per farli riposare.

DOMANDA - Riposare gli occhi con il palming è una cura più efficace per il bruciore degli occhi di quanto lo sia l’esposizione solare?
RISPOSTA - Questo dipende dai singoli individui. Alcuni traggono più vantaggio dal palming, mentre altri dal trattamento con il sole.

DOMANDA - Si dovrebbero indossare occhiali da motociclista per proteggersi dal vento.
RISPOSTA - Se gli occhi vengono usati nella maniera corretta, non c'è bisogno di alcuna protezione dal vento. Mentre si va in moto e, in effetti, in qualsiasi altro momento, si dovrebbero sempre battere le palpebre, spostare lo sguardo, immaginare il movimento degli oggetti fermi e praticare la fissazione centrale. Gli occhiali da motociclista indeboliscono gli occhi e li sensibilizzano alla luce del sole.

DOMANDA - L'età incide sulla cura della vista imperfetta senza occhiali?
RISPOSTA - L'età non ha alcuna importanza.

DOMANDA - Eseguendo il palming gli occhi vanno mantenuti chiusi e stretti?
RISPOSTA - No, si devono chiudere sempre in modo delicato e naturale.

DOMANDA - Quando suggerisce nuove tecniche, intende che si debbano sospendere le precedenti?
RISPOSTA - Non necessariamente, tutte le tecniche che consiglio hanno come fine il rilassamento. Sta al paziente stabilire quale pratica è più adatta e continuare fiduciosamente la sua esecuzione. Quando una cosa è ripetuta ininterrottamente, alcuni pazienti si stancano con facilità. Per questo motivo ne vengono suggerite diverse, al fine di variare la pratica.

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Il dottor W.H.Bates
La prevenzione nelle scuole